Chamila morta strangolata e non per ferite In bocca aveva delle foglie, forse un rituale

De Maria aveva minacciato più volte la donna nel caso lei avesse voluto troncare la loro relazione e lei ne aveva paura

Chamila morta strangolata e non per ferite In bocca aveva delle foglie, forse un rituale
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Le due ferite da taglio alla gola, inferte con un coltello, e le ulteriori lesioni simili in corrispondenza dei polsi, non sono la causa della morte. Parlano chiaro gli esiti dell'autopsia a cui è stato sottoposto il 16 maggio il cadavere di Chamila Wijesuriya (nella foto) la barista di 50 anni, originaria dello Shry Lanka e che lavorava all'hotel Berna di via Napo Torriani, uccisa venerdì 9 maggio all'interno della boscaglia del Parco Nord dal collega-amante 35enne Emanuele De Maria che lei voleva lasciare e che dopo l'omicidio della donna e il tentato omicidio sabato 10 di un altro collega, il giorno dopo, domenica, si è tolto la vita in maniera plateale, gettandosi nel vuoto dalle terrazze del Duomo. De Maria era detenuto nel carcere di Bollate per l'omicidio di una donna commesso nel Casertano nel 2016, ma di giorno era stato ammesso al lavoro esterno e lavorava come receptionist dell'albergo dove aveva conosciuto Chamila. Secondo i risultati dell'esame autoptico la donna sarebbe quindi morta soffocata, strangolata a mani nude, le coltellate le sarebbero state inferte sempre da De Maria ma solo dopo che l'uomo l'aveva già uccisa.

Non solo: quando è stato trovato nel Parco Nord, il cadavere di Chamila aveva in bocca delle foglie e anche su questo aspetto gli inquirenti - gli investigatori della Squadra Mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, quelli dei Nucleo investigativo dei carabinieri al comando del colonnello Antonio Coppola oltre naturalmente al pm Francesco De Tommasi - stanno tentando di comprendere se il gesto rappresentasse una sorta di «rituale» per De Maria. In alcuni casi, infatti, le foglie possono essere considerate un omaggio al defunto, un segno di rispetto o un modo per proteggerlo nel suo viaggio. Si vedrà così se l'omicidio per il quale l'uomo era stato condannato a 14 anni di carcere avesse delle analogie con quello milanese.

Ma l'inchiesta va avanti anche su altri fronti. Un collega dell'hotel, ascoltato come teste, avrebbe infatti rivelato agli investigatori che il 35enne era sicuramente molto «preso» da Chamila, ma a modo suo.

De Maria infatti aveva minacciato più volte la donna nel caso lei avesse voluto troncare la loro relazione e lei ne aveva paura. È emerso inoltre che l'uomo avesse chiesto all'amante dei soldi e che per ottenerli le aveva detto che avrebbe potuto diffondere video intimi che aveva girato durante i loro incontri.

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