Che delusione negli Stati Uniti: lo slalom di Rocca dura 35 secondi

Subito fuori gara anche Raich, Miller e Larsson. Un solo azzurro al traguardo: Deville undicesimo. Ancora peggio le ragazze in superG

Maria Rosa Quario

Dopo l’entusiasmo per Peter Fill, la sorpresa per Nadia Fanchini e l’esaltazione per Max Blardone, ieri c’è stata la delusione per Giorgio Rocca, fuori nella prima manche dello slalom di Beaver Creek che un anno fa aveva dato il via alla serie di cinque vittorie consecutive. Giorgio ha inforcato dopo circa 35” di gara, stava viaggiando forte, il suo intertempo resterà il secondo migliore dopo quello di André Myhrer, lo svedese vincitore della manche e della gara. «Mi sentivo bene, sapevo che stavo andando forte, ma lo slalom è così, basta un centimetro e sei fuori, stavolta purtroppo è toccato a me» ha detto Giorgio senza disperarsi più di tanto e trovando forse un minimo di consolazione nel vedere che non è toccato solo a lui: Benjamin Raich, vincitore a Levi del primo slalom stagionale, ha pure inforcato, ma dopo appena quattro secondi di gara, alla seconda porta. Stessa sorte per Markus Larsson, che a Levi era stato secondo. E ancora, sono usciti Miller e i giapponesi Sasaki e Minagawa, mentre non è partito Peter Fill, stanco e dolorante alla tibia dopo il volo di sabato in gigante. Solo in 36 su 70 hanno concluso la prima manche che ha promosso appena due italiani, Patrick Thaler (inforcata record per lui alla prima porta della seconda prova) e Cristian Deville, buon 11° alla fine.
Dopo tante soddisfazioni una giornata storta dunque per i nostri: neanche le donne, a Lake Louise, hanno brillato nel primo superG della stagione che ha celebrato la trentanovesima vittoria di Renate Goetschl. Sul podio con lei ancora una volta Lindsey Kildow e la giovane canadese Kelly Vanderbeek. Nadia Fanchini è stata la migliore azzurra al 15° posto, ma dietro di lei si è visto poco, perché Lucia Recchia è uscita, Elena Fanchini si è spaventata per via della scarsa visibilità finendo lontanissima e le altre non hanno fatto granché meglio.
Tornando a Beaver Creek e a Rocca, c’è da augurarsi che Giorgio riesca a mettere in pratica i buoni propositi della vigilia di stagione, quando diceva che avrebbe cercato di acquisire la mentalità da polivalente, quella che fa girare pagina dopo ogni gara, bene o male che sia andata. Un modo di pensare che da sempre aiuta Benny Raich, ma caratteristico anche di Aksel Lund Svindal e Bode Miller, atleti che corrono mediamente una gara ogni quattro giorni e non hanno nemmeno il tempo di guardare indietro per porsi domande. Se va bene, bene, se va male, si dimentica e si ricomincia. Rocca per ora non ha potuto rispettare il programma di partecipare a tutte le gare per via dell’infortunio al ginocchio, ma non ha cambiato obiettivi: come Fill vuole raggiungere quota 800 punti in coppa del mondo e farne in ogni specialità e non, come l’inverno scorso, 500 in cinque slalom e pochissimi altri (97) in tutte le altre gare. L’esordio nello slalom di Levi, 3° posto, era stato più che positivo, così come quello in gigante sabato, ieri è andata male ma domenica prossima avrà già la possibilità di riscattarsi, con la supercombinata che la stazione austriaca di Reiteralm organizzerà al posto di Val d’Isère, afflitta come tutte le località alpine dall’assoluta mancanza di neve. Nessun recupero invece per le gare femminili annullate a St. Moritz.


Lo slalom di ieri è stato una festa per tre: lo svedese André Myhrer ha vinto per la prima volta, il canadese Michael Janyk secondo e il tedesco Felix Neureuther terzo hanno invece gioito per il primo podio. E Svindal ha allungato in coppa.

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