Franco Fayenz
Umberto Cesàri, nato a Chieti nel 1920 e morto a Roma nel 1992, è stato il migliore pianista della storia del jazz italiano e non solo. Pochi lo sanno, perché Cesàri, dopo il 1960, si ritirò dalla scena musicale fino a non uscire più dalla sua abitazione romana. Tuttavia non cessò mai di suonare e di registrare se stesso in una stanza che diventò il punto di riferimento di pochi musicisti e intenditori. Era un genio, Cesàri: e ha pagato il suo talento con linvisibilità. Al «Pianista invisibile», appunto, la Casa del Jazz di Roma ha dedicato nel suo teatro una serata multimediale di alto livello, seguita da un pubblico foltissimo. Lhanno condotta Stefano Zenni, curatore di un libro sulla vita e le opere del pianista non ancora in commercio, che inizia da quando, intorno al 1950, qualcuno ne intuì le doti; Marcello Piras che sta riscoprendo una ad una le registrazioni private di Cesàri; musicisti che suonarono con lui come il contrabbassista Carlo Loffredo e il chitarrista Sergio Coppotelli; e il giornalista Adriano Mazzoletti che, pur di far apparire Cesàri in tv, gli portò in casa una troupe della Rai. Si sono ascoltati brani di incredibile bellezza e rarità radiofoniche e televisive, con gli spettatori che applaudivano come se Cesàri fosse presente, e in fondo lo era.
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