L’ultimo hamburger di Eugenio Roncoroni è quello definitivo

Lo chef italoamericano propone in edizione limitata da Hamerica’s la sua interpretazione finale del piatto che gli ha dato la fama, prima di intraprendere nuovi percorsi. E’ un compendio delle due coste americane: monterey jack, cheddar, pancia di maiale glassata con sciroppo d’acero e altri ingredienti di alta qualità. Disponibile fino al 31 maggio (ma a Milano, Roma e Padova per tutto giugno)

L’ultimo hamburger di Eugenio Roncoroni è quello definitivo
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È la fine di un’era, un delle più golose della nostra storia recente. Eugenio Roncoroni, chef italoamericano e profeta dell’hamburger ben prima che il panino diventasse oggetto di culto, annuncia il suo addio al piatto che gli ha dato buona parte della sua notorietà. Lo fa a modo suo: con un hamburger definitivo, l’“ultimo”, destinato a sparire dai radar subito dopo essersi fatto notare. Sarà disponibile da Hamerica’s, dal 5 maggio alla fine del mese. Un mese e poi, salvo ripensamenti, silenzio. “Chiudo una parte del mio percorso culinario – dice Roncoroni – con questo ultimo hamburger, un omaggio alla tradizione americana e al lavoro di una vita. Ho scelto Hamerica’s perché è un’insegna perfetta per questa eredità: ha sempre difeso e valorizzato l’essenza del vero hamburger americano.”

Roncoroni, classe 1983, metà Milano e metà California, ha sempre avuto un’idea molto precisa della “cultura burger”: autentica, grezza il giusto, senza orpelli fusion. A 27 anni, nel 2010, ha messo su Al Mercato con Beniamino Nespor (poi scomparso), portando in Italia l’hamburger americano quando ancora i locali proponevano panini col nome del motociclista e l’insalata svenuta. Il suo addio dunque suona come una ritirata onorevole: lascia il campo da vincitore, ma con una certa teatralità.

L’ultimo hamburger è un compendio delle due coste americane: dentro ci finiscono monterey jack, cheddar, pancia di maiale glassata con sciroppo d’acero e succo di lime, anelli di cipolla in pastella alla birra, pickled onions, iceberg e una “salsa speciale”. Il tutto dentro a un panino che si annuncia – neanche a dirlo – monumentale. L’ho provato e posso garantirvi che addentarlo è una goduria. Costa anche un po’ di più del solito, 17,90 euro (ma con un abbondante cestello di patatine a braccetto) ma li vale tutti.

La collaborazione con Hamerica’s nasce da una comunanza di intenti: niente italianizzazione, niente scorciatoie gourmet. Solo burger vero, fatto come si deve. Lo ribadisce Riccardo Catalano, board member della catena: “Questa collaborazione segna l’incontro tra due realtà che parlano la stessa lingua: Hamerica’s, che da oltre dieci anni porta in Italia la vera tradizione americana, ed Eugenio Roncoroni, che per primo ha sdoganato il concetto di hamburger gourmet ma fedele alla tradizione statunitense nel nostro Paese.”

L’obiettivo? “Offrire un prodotto che rispetti le radici e l’evoluzione di un’icona culinaria.” E qui il panino diventa bandiera, manifesto, testamento. Un panino che, per Hamerica’s, è anche la prova della propria identità: catena sì, ma con ambizione gastronomica.

Hamerica’s, va detto, è una delle poche insegne italiane ad aver preso sul serio la missione americana. Nel menu non ci sono solo burger: si trovano smoked meat della Carolina del Sud, bowls californiane, Tex-Mex da street food e dolci come la Key Lime Pie. Lo scorso anno hanno persino portato in Italia la Deep Dish Pizza stile Chicago, un’istituzione del Midwest che in mano a chiunque altro sarebbe diventata una croccante focacciona ripiena. Con più di 30 ristoranti sparsi per la Penisola, Hamerica’s riesce a muoversi tra scala industriale e cura artigianale: niente plastica gourmet, ma ricette pensate e ingredienti selezionati.

Roncoroni, nel frattempo, non se ne va davvero: ha solo cambiato forma. Negli ultimi anni ha firmato nuovi concept, come PAS – A Vegetarian Trip, e ha lanciato “Roncoroni Classici Gastronomici”, la sua personale reinterpretazione dei grandi piatti di sempre.

Ma l’hamburger, quello vero, quello che ha fatto sudare e sognare, si congeda qui. Per ora. Poi magari, come certi rocker in pensione, tornerà a sorpresa sul palco, con lo stesso sorriso unto e quella salsa segreta che nessuno riesce a decifrare.

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