«Che esagerazione, i dati sembrano gonfiati Si buttano appena due chili su un quintale»

Luca Vecchiato, presidente della Federazione panificatori italiani, si ribella alle critiche che sono piovute addosso alla sua categoria. Persino il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha definito scandaloso lo spreco di pane che avviene quotidianamente. «Non è vero che gli italiani sono spreconi. Chi fa il pane lo vende quasi tutto e chi lo compra, soprattutto a 5 euro al chilo, se lo tiene anche il giorno dopo e lo mangia anche se è un po’ duro, oppure lo ricicla per gli animali o per farne il pan grattato».
Scusi Vecchiato ma il presidente dei panificatori milanesi Marinoni ha dichiarato che a Milano si buttano via 180 quintali di pane al giorno.
«Se lo ha detto vuol dire che sarà vero... Ne prendo atto ma lo considero un fenomeno del tutto milanese che non rispecchia la situazione nazionale».
E cosa succede fuori dai confini meneghini?
«La situazione è assolutamente fisiologica e l’invenduto oscilla tra l’1 e il 2 per cento della produzione».
Come fa a dirlo con tanta sicurezza?
«Abbiamo appena finito di raccogliere i dati nazionali attraverso le nostre 85 sezioni provinciali. Tutti si sono attivati per sentire cosa ne pensano i 25mila panificatori. Ed è emersa una situazione tranquillizzante: ogni panificio ha uno spreco che non supera il 2%. In pratica su un quintale di pane solo 2 chili ne rimangono invenduti».
Mentre a Milano ci sarebbe un’impennata di spreco che va dal 6 al 10 per cento.
«Esatto. E a me sembra una cosa decisamente strana, un’esagerazione che non corrisponde alla realtà nazionale. Per dirla tutta, mi sembra una notizia un po’ gonfiata».
Qualcuno dice che il problema sia l’invenduto del pane nei supermercati che pretendono il pane fresco fino a sera.
«È vero, ma chi produce per la grande distribuzione si assume il rischio di questa politica di vendita. Guadagna sulla quantità. Comunque i contratti con la Gdo prevedono che il pane invenduto vada restituito al panificatore e non venga pagato».
Non è una clausola ingiusta?
«Sicuramente, ma chi lavora con la Gdo riesce a farsi il suo business. L’invenduto rientra nei calcoli».
Però rimane uno spreco che si potrebbe eliminare.
«Se possiamo rimediare, lo faremo con molto piacere. Ma, ripeto, questa situazione anomala riguarda solo Milano e forse qualche altra grande città, non rispecchia la situazione del nostro Paese. La settimana prossima abbiamo un incontro a Roma con il Banco alimentare e insieme cercheremo una soluzione».
Quale potrebbe essere?
«È un problema legato alla logistica. Bisogna trovare il modo di far ritirare il pane entro fine giornata, altrimenti diventa duro e inservibile».
Ma non sarebbe meglio ribassare il prezzo del pane a pomeriggio per evitare sprechi?
«Non si è mai visto fare in un supermercato una cosa del genere, ma potrebbe succedere prima o poi».
Be', ormai tutti lanciano prodotti sotto costo.
«La Gdo non ha mai fatto sconti sul pane, perché non lo pagano loro, è semplice. La perdita ricade sulle spalle dei panificatori e non su di loro. Non hanno convenienza a fare una scelta simile».
Da voi dove finisce l’invenduto?
«Io sono di Padova e qui il pane non si butta via neppure in sogno. Ci sono gli animali a cui darlo da mangiare e la gente lo sa. Lo conserva e lo distribuisce. Anche il panettiere che avanza il pane lo consegna ai bisognosi. Al Sud, poi, usano le pagnotte che durano giorni. No, il pane non si butta.

Qui abbiamo trasformato un caso locale in uno nazionale».
Ma gli italiani ne mangiano tanto di pane?
«Negli ultimi sette anni il consumo è diminuito del 20%. Ed è logico. Le abitudini degli italiani sono cambiate. L’unico pasto fatto in casa è quello della sera».

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