Che fantasia il Milan fantasia Ora rischia il secondo posto

Milano. La settimana orribile del Milan si è conclusa in modo geometrico. Ha perso il derby, con una scia di sfottò da parte di Mourinho e interisti e va bene, si fa per dire naturalmente. Ha dilapidato la coppa Italia (resa totale all'Udinese, senza Abbiati avrebbe perso di goleada) e va bene, non ne hanno fatto una tragedia. Da ieri sera il Milan ha messo in discussione anche il secondo posto che sembrava il vessillo della stagione, il risultato di cui menare vanto. La Roma di Ranieri ha raggiunto il Milan, che deve sempre recuperare la sfida di dicembre con la Fiorentina, a quota 41 punti mentre il Napoli è salito a sole tre lunghezze di distanza: più che continuare a coltivare illusioni guardando avanti, all'Inter insomma che non perde punti neanche quando la neve impedisce di giocare, è bene che Leonardo cominci a voltarsi indietro e a prendere le misure alla concorrenza che incalza alle spalle, pericolosamente. La contabilità della settimana orribile ha un deficit allarmante: un punto solo incassato, 5 i gol subiti dalla difesa tornata nel mirino della critica.
La spiegazione convincente non può arrivare né dall'assenza di Nesta (in campo tra una settimana a Bologna) né dal ritorno in porta di Abbiati al posto di Dida (ko per un dolore alla schiena durante il riscaldamento: è il segno dell'usura del brasiliano, sottovalutarlo sarebbe da scellerati): il portiere non ha avuto alcuna responsabilità sulla stoccata di Lucarelli che ha rimesso in sella il Livorno. Nemmeno una parata da ricordare, i toscani si sono fermati dinanzi all'indispensabile. Un gol bastava e un gol hanno apparecchiato. Nessun legame neanche con l'incidente toccato a Borriello, caduto dopo un frontale con Raimondi in area toscana dopo 13 minuti: il napoletano, stordito, è rientrato in campo, ha combinato pochissimo, poi è uscito all'intervallo e sempre per precauzione, è finito in ospedale al fine di effettuare alcuni controlli(la Tac ha escluso lesioni al cranio).
È vero, Thiago Silva ha mostrato qualche crepa, Favalli ha dato torto alle scelte di Leonardo che trascura puntualmente Kaladze, mentre Abate e Antonini hanno mostrato tutti i limiti provenienti dalla loro cifra tecnica, possono offrire smalto e corsa, ma non è sufficiente per imporre la differenza a un piccolo e modesto Livorno, in gol al primo tentativo serio (nella seconda frazione) e capace poi di conservare il vantaggio con una bella, coraggiosa resistenza. Avesse avuto di fronte un rivale con maggior piglio e determinazione in attacco, avrebbe anche rischiato l'osso del collo come accadde col Palermo. È qui il nodo: il famoso modulo 4-2-fantasia è capace di procurare vantaggi e spettacolo solo se c'è una produzione sufficiente in fase d'attacco. Con Ronaldinho (un palo timbrato nel primo tempo) e Seedorf (neanche quello) in formato ridotto, la fantasia è finita in soffitta e sono rimasti solo gli artigli. Di Ambrosini che è riuscito a castigare il Livorno sull'unico errore di Benussi (uscita a vuoto su cross tagliato di Beckham), di Huntelaar intervenuto nella ripresa per sostituire Borriello, di Abate «murato» un paio di volte. Al Milan è mancato, come in altre circostanze, forse è anche questione di carattere, il mestiere con cui spesso le grandi squadre, nei giorni di talento discutibile, riescono ad acciuffare un risultato utile. O gioca bene e sovrasta in modo plastico l'avversario di turno, oppure non è in grado di «sgraffignare» un successo.
Eppure non sono mancate le scelte coraggiose di Leonardo. E qui non è in discussione Favalli preferito a Kaladze. Stiamo invece parlando, per esempio, di Flamini giudicato in condizione migliore rispetto a Gattuso, forse affaticato dal doppio utilizzo tra derby e coppa Italia. Il francese non ha rubato l'occhio, come gli accade raramente e sul più bello, è uscito per far posto a Inzaghi, altro esponente del nucleo storico retrocesso di posizione nella graduatoria personale del tecnico brasiliano. Davanti a lui, infatti, c'è Huntelaar, rimasto a Milanello allo scopo dichiarato di rappresentare la prima alternativa a Borriello. L'olandese, in verità, servito con discutibile precisione, non ha deluso: è apparso vivo e spigliato, anche animato da bellicose intenzioni, ha tirato in porta appena possibile, alla fine è rimasto coinvolto nelle sabbie mobili della difesa livornese realizzata con 6-8 giocatori addirittura, nel finale.
Non è occasionale che Galliani e Braida abbiano messo in cantiere (oggi la conclusione virtuale dell'affare) uno scambio con l'Inter per ottenere da Appiano Gentile l'attaccante esterno Adamantino Mancini facendo partire da Milanello Jankulovski.

Entrambi non possono essere utilizzati in Champions league, ma possono colmare le rispettive lacune in campionato. Per chiudere una citazione su Trefoloni: direzione autorevole, mancano all'appello un paio di penalties, uno per parte, niente di scandaloso.

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