CHE INVIDIA I VIAGGI DI FABIO VOLO

Finora tra i personaggi più invidiati del piccolo schermo c'erano Patrizio Roversi e Syusy Bladi, pagati dalla tivù per viaggiare per il mondo. Ma in questa particolare classifica si piazza sempre più in alto anche il buon Fabio Volo, che dalla televisione riesce a farsi pagare per trasferirsi per un po' a Barcellona, farsi affittare un grande appartamento sulle Ramblas, ospitare un via vai di gente di tutti i tipi con la consueta, particolare predilezione per le belle ragazze di ogni razza e paese, e alla fine di ogni puntata di Italo(spagnolo) (martedì, mercoledì e giovedì su Mtv, ore 22,30) fa bisboccia in compagnia, mangia e beve ogni ben di Dio e dà l'appuntamento all'abbuffatta successiva. È la dimostrazione che, in fondo, si può fare televisione anche così, in una sorta di happening che assomiglia tutto sommato a un reality sui generis, con la differenza che nella casa di Fabio Volo non ci sono nomination e chi entra si ha l'impressione che non esca mai, e la fila dei visitatori (artisti, musicisti, studenti, italiani trasferitisi per lavoro in Spagna) sembra allungarsi di giorno in giorno al grido: «avanti il prossimo, c'è posto per tutti!». Quest'ultima avventura televisiva di Fabio Volo si avvicina più di ogni altra a una sorta di «televisione fai da te», e se non fosse per qualche filmato registrato in cui si dà conto del percorso di vita di qualche ospite e di qualche scorcio sempre suggestivo di Barcellona sembrerebbe di stare a una festa di giocosi perditempo ripresa da telecamere abbandonate dai cameramen, che nel frattempo partecipano pure loro all'happening. Tra una tartina e un complimento a belle ragazze di passaggio Volo trova il tempo per qualche intervista a gente nota o sconosciuta (ultimo in ordine di tempo il rapper Frankie Hi-Nrg), in un clima di cazzeggio che è adatto all'ambiente e nel quale il conduttore (forse sarebbe meglio dire il padrone di casa) si trova in sintonia, mettendo a loro agio gli intervenuti. Il Fabio Volo in formato esportazione non può certo essere diverso da quello cui eravamo abituati, ma l'idea di trasferirsi armi e bagagli a Barcellona è comunque un espediente che funziona, permette di creare un clima di multietnicità festosa, consente anche di recitare (magari senza troppa convinzione, anche questo per gioco) la parte dell'osservatore disincantato che guarda alle cose italiane da una certa distanza, da una prospettiva più ariosa.

E fa niente se alla fine, volente o meno, Volo si ritrova a ripetere in Spagna gesti e inquadrature già visti in Italia (come affacciarsi dal terrazzo per farci vedere il gruppo di ragazzi radunatosi sotto casa). Si deve partire dal presupposto che le sue sono vacanze pagate, e che tutto il resto è grasso che cola.

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