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Che invidia, lo sport è emigrato a Roma

Ammettiamolo, in questi giorni, mentre a Roma si svolgono i Mondiali di nuoto, qualche milanese, come il sottoscritto, comincia a invidiare per la quantità di eventi sportivi di alto livello, periodici o occasionali, che si svolgono a Roma: dagli Internazionali di tennis, al Sei Nazioni di rugby, dalla grande ippica a piazza di Siena alla grande atletica allo stadio Olimpico. Quest'anno perfino il Giro d'Italia è arrivato a Roma e fra poco un gran premio di Formula Uno per le strade dell'Eur metterà Monza in ombra. Privilegi dovuti alla capitale? Solo in parte, grazie alla benevolenza del Coni che a Roma ha sede - al Foro Italico fin da quando si chiamava Foro Mussolini - e alla munificenza dello Stato che con quella città è sempre di manica larga, con qualsiasi governo, arrivando a ripianarne - a nostre spese - i buchi finanziari.
La stessa invidia molti milanesi hanno provato per Torino quando si aggiudicò le Olimpiadi invernali, poi brillantemente onorate, la cui preparazione ha cambiato il volto della città. E pensare che un tempo erano gli altri a invidiare noi. Negli anni Sessanta e Settanta era Milano la capitale italiana del grande sport: col ciclismo su pista al Vigorelli e il Giro che partiva e arrivava in piazza Duomo, pugilato e basket di altissimo livello internazionale, un ippodromo di San Siro prestigioso quanto l'attiguo stadio di calcio. Ecco, il calcio: sembra che per i milanesi il grande sport ormai sia solo calcio, con tutti i suoi problemi e i suoi peccati. Cosa ha prodotto questo declino? Due gravi carenze. 1) La mancanza di ambizioni: Roma e Torino osano, pensano in grande, pretendono. E ottengono. 2) Conseguenza della prima, la mancanza di strutture adeguate: non abbiamo un palazzo dello sport degno di questo nome, grandi impianti per il tennis e per il nuoto in grado di accogliere competizioni internazionali; uno stadio all'altezza di San Siro per gli altri sport di squadra e per l'atletica.

Senza strutture non si possono ospitare gli eventi, ma un modo certo per essere costretti costruirle consiste proprio nel programmare i grandi eventi, come ha fatto Torino per le Olimpiadi invernali e Roma per i Mondiali di nuoto. Insomma da qualche parte, comunque, bisogna cominciare per riconquistare il prestigio perduto.

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