«Buono il caffè?». «Ottimo, grazie, quanto pago?». «Diecimila lire, grazie». Sarebbe possibile svegliarsi una mattina con le lire ancora nel portafoglio? La domanda non è assurda perché sono in molti che cominciano a considerare come fattibile unuscita della Grecia dalla moneta unica e, una volta che si fissa un precedente, poi non si capisce perché la porta di uscita non possa aprirsi anche per il Portogallo, per lIrlanda e alla fine portare ad un progressivo disimpegno degli altri Paesi, incluso il nostro. Qualcuno incautamente si frega le mani: pensa che bello, si ritorna con la pizza a 5mila lire e con lo stipendio a 2 milioni con cui ci si stava dentro più che bene. Ahime, purtroppo le cose non starebbero così. Innanzitutto la possibilità di un abbandono dellarea euro per uno Stato verrebbe messa alla prova dalla velocità fulminea di trasferimento capitali tipica dei mercati moderni e che non consente di studiare precedenti.
La decisione di cambiare moneta, che non può essere presa dalla sera alla mattina, sarebbe accompagnata sin dalla sua «proposta ufficiale» dallimmediato e massiccio trasferimento «al sicuro» dei depositi in euro per evitare che vengano convertiti in una divisa naturalmente destinata alla svalutazione, questa corsa alla fuga dei capitali diventerebbe ingestibile dalle banche con rischio di crollo del sistema e possibile diffusione del «contagio» alle economie vicine. Ma facciamo finta che ciò non avvenga e che alla mattina, per una specie di magìa, aprissimo i portafogli e trovassimo al posto della banconota da 50 euro il vecchio caro lenzuolone da 100mila lire con la faccia rassicurante di Manzoni. Cambiare moneta non è uno scherzo, bisogna ridenominare tutti i contratti, riprogrammare i computer, i registratori di cassa, i Bancomat, i distributori automatici, le sbarre dei parcheggi. Una volta risolti i problemi «meccanici» il primo problema, poi, sarebbe quello dei debiti. Si restituiscono in lire? Sarebbe un default. Si restituiscono in euro perché sono stati accesi in quella valuta? Il loro valore in lire aumenterebbe, schiacciandoci.
Diciamo che se siamo qui a porci queste domande significa che chi ha congegnato il patto di stabilità europeo ha preferito mettere il problema delle differenze di crescita tra gli Stati sotto il tappeto. Un dettaglio non da poco. Ma che Italia sarebbe quella della lira apparsa magicamente nella notte? In realtà, forse, non dovremmo svalutare troppo, in fondo stiamo andando meglio degli altri e lunico vero handicap sarebbe il debito e la fiducia dei mercati, storicamente poco teneri con noi. Stimando circa al 20% il gap cumulato con la Germania, un litro di benzina ci costerebbe poco meno di due euro. Una normale berlina media tedesca con motore da 2.000 cc di cilindrata sarebbe una cosa da veri signori, avvicinandosi pericolosamente al muro dei 100 milioni di lire, senza contare che in caso di svalutazioni eccessive la presenza di dazi diverrebbe quasi automatica, aumentando ulteriormente il prezzo. Scordarsi i televisori al plasma, l'elettronica in generale. I computer? Roba da ricchi. Meglio andare al mare in Grecia con il panino al salame in mano, infatti ci andrebbe meglio con il turismo, con gli alimentari e con le esportazioni (dazi permettendo). Si potrà registrare il tutto esaurito sulla riviera romagnola da parte dei visitatori del Nord Europa attratti dai prezzi bassi (anche se la Grecia ci farebbe una feroce concorrenza a prezzi ancora inferiori, dato che la svalutazione della «neo dracma» si può stimare attorno al 50%), viceversa dovremmo scordarci i viaggi allestero, specialmente negli Usa o nelle capitali europee (tranne Atene e Lisbona, allimprovviso economicissime) che diverrebbero proibitivi. Le bollette del gas e dellelettricità esploderebbero e le stufe a legna e i camini tornerebbero di gran moda. Il problema vero, però, non sarebbe tanto la svalutazione iniziale, quanto linflazione che verrebbe dopo, perché la tentazione di «limare» il debito stampando soldi sarebbe troppo forte e, quindi, i prezzi comincerebbero a salire di molto. I risparmi sudati e depositati in banca se non investiti velocemente a tasso variabile comincerebbero a valere ogni giorno di meno, per cui addio pizza a 5mila lire, questo scenario vedrebbe il rischio della margherita a 50mila lire con gli stipendi in crescita, ma non abbastanza da stare dietro allaumento dei prezzi. Non parliamo poi del mutuo: con uninflazione al 10% il tasso domandato dalla banca sarebbe probabilmente vicino al 15% e le rate sarebbero tali da scoraggiare chiunque sin dallinizio. Per intendersi un mutuo da 400 milioni di lire per 10 anni avrebbe una proibitiva rata da 6,5 milioni al mese.
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