"Che rimorso averla lasciata sola con Alberto"

A un anno dall'omicidio della figlia parlano i genitori di Chiara Poggi: "Escludiamo che abbia aperto la porta a uno sconosciuto. Ora aspettiamo solo che qualcuno ci dica: E' andata così"

"Che rimorso averla  
lasciata sola con Alberto"

Garlasco (Pavia) - Giuseppe e Rita Poggi sono sulla porta della villetta che un anno fa piombò nei telegiornali. Lei ha gli occhi semichiusi, le palpebre gonfie, l’aria stanca: «Nel primo pomeriggio siamo stati al cimitero, a Pieve Albignola, a sistemare i fiori: rose, tantissime rose, anturion, orchidee. Ce li hanno mandati gli amici, i parenti, conoscenti di Garlasco, la Computer Sharing di Milano dove Chiara lavorava. Meglio anticipare: oggi nessuno ci ha seguiti, domani non ci avrebbero lasciati in pace».
Giuseppe Poggi scuote la testa: «Vivo nel rimpianto».

Perché?
«Perché fossi stato più cattivo, Chiara probabilmente sarebbe qui. Invece, non me la sono sentita...».

A che cosa si riferisce?
«Chiara era sempre, dico sempre, venuta con noi in vacanza. Noi andiamo dieci giorni in Alto Adige. Ma l’anno scorso per la prima volta le cose sono andate diversamente».

Come mai?
«Una combinazione di fattori. Noi siamo partiti il 5 agosto. E proprio il 4 o il 5 Alberto, il fidanzato, tornava da Londra. Chiara mi ha detto: “Papà, quest’anno rimango qua, c’è Alberto, in montagna mi annoio”».

Lei non ha insistito?
«No. E tutti i giorni ci penso. Le avesse imposto di seguirci... Io lo so che nessuno ci crede, ma Chiara era sempre con noi, usciva pochissimo, anche con Alberto, aveva pochissime frequentazioni».

Quindi lei non si spiega quel che è accaduto.
«L’ho chiamata per l’ultima volta dalla montagna la sera del 12 agosto, domenica. Due parole: “Come va?” “Tutto bene”, “Ciao, ciao”».

Non ha notato nulla, ma proprio nulla di strano? Lei se lo sarà chiesto chissà quante volte in questi mesi.
«Nulla. Era tranquilla. Tranquillissima, anche se la mattina dopo è morta. Pensi che alle 20.30 mia sorella ha chiamato a casa, perché cercava me, e ha parlato con lei».

E Chiara cosa le ha detto?
«Chiara le ha spiegato che quella sera avrebbe mangiato la pizza con Alberto, poi le ha detto: “Sto bene, non ho paura”».

Perché doveva aver paura?
«Ma no. Mia sorella le avrà chiesto se era preoccupata di rimanere da sola. Banalità».

E poi?
«E poi l’indomani il mondo ci è cascato addosso. È una cosa troppo grande per noi, disumana, il ciclo della vita è fatto in un altro modo. Toccava a me, non a lei».

Insomma, cosa può essere successo?
«Mia figlia era la persona più prudente del mondo. Per tutto il mese di luglio, quando Alberto era via, non è mai uscita. Anzi no, è andata fuori una volta, con un’amica, Sonia, a prendere i jeans. Mi ricordo che doveva accorciarli quei jeans e invece sono ancora in camera sua».

Quella notte, secondo lei, Alberto è tornato a casa o ha dormito con Chiara?
«Non lo so. Non ho elementi».

La mattina del 13, lunedì, forse Chiara ha aperto il cancelletto di ferro per dare da mangiare ai gatti. Può essere stato un errore fatale.
«No, lo escludo al cento per cento. Non l’avrebbe mai fatto. E ho forti dubbi che abbia lasciata aperta anche la porta di casa, spesso i gatti mangiavano dentro e dormivano con lei».

E allora può aver fatto entrare solo chi conosceva.
«Dalla porta, attraverso lo spioncino, si vede benissimo fuori».

La Procura di Vigevano accusa Alberto e solo Alberto. Presto il pm Rosa Muscio dovrebbe chiedere il processo per Stasi.
«È incredibile. Anche se a volte le cose incredibili accadono. La chiamavamo tutti i giorni, anche più di una volta. Le avevo lasciato i bigliettini sul frigo con una sfilza di raccomandazioni: “Non aprire agli sconosciuti”, poi le istruzioni per il gas, per la luce, per la porta basculante da cui si entra in giardino con l’auto. È una storia incredibile».

Lei si sarà fatto un’idea?
«Devo solo aspettate che i magistrati mi dicano: “le cose sono andate così”».

Se ci riusciranno.
«Sì, se ci riusciranno».

Come trascorrerete l’anniversario?
«Qua. Andare via non avrebbe senso».
Andare in ferie - riprende la signora Rita, che è sparita per qualche minuto nell’appartamento ed è tornata accompagnata dal figlio Marco - non si può. Domani sera alle 21 ci sarà la messa per Chiara in parrocchia. E poi qua ho ritrovato mia figlia. Prima, fino ad aprile, quando la villetta era sotto sequestro, la sentivo più lontana. Ora Chiara ci è vicina».

I tre salutano e se ne vanno

in macchina con il loro enigma. «Papà - azzarda Marco salendo sull’auto - magari il cancelletto quella mattina era aperto». «No, era chiuso. Sono sicuro al cento per cento». E Giuseppe Poggi allarga sconsolato le braccia.

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