Lui, Cheb Mami, si mostra come uomo qualunque, «seduto a un caffè / aspettando la mia dama del cuore / sfogliando un quotidiano / con atteggiamento infantile». Insomma stando ai soli testi, il nuovo cd non va oltre lordinaria quotidianità e il richiamo di sentimenti assai spiccioli: suppliche, paure, attese damore. Ma cè la musica, e allora lapparente normalità si dilata e sillumina: un piccolo Eden di melodie serpentine che sbucano dallombra e strisciano verso la luce, giustappunto. Un caleidoscopio di suoni che sposa lepopea delle percussioni col timbro grasso dei fiati e il canto ampio degli archi, con gli strumenti etnici a decidere lassetto dei colori. Così Cheb si conferma il trepido trovatore, lispirato funambolo e soprattutto il poliedrico pittore di emozioni che certi puristi del rai algerino accusano di troppo eclettismo.
Certo la radice maghrebina si nutre di linfe andaluse, francesi, africane, anglosassoni, accoglie accensioni solari e pensose penombre, ingloba bagliori da big band (Tigi tigi) e ritmi hip hop (Nos couleurs): ma tutto ciò non è una diminutio, semmai un arricchimento.Cheb Mami Cheb Mami (Virgin)