Chi appoggia le tasse non si candidi a sindaco

(...) e caro lettore mi ha scritto che sarebbe stato pronto a «salire in montagna per fare resistenza contro la sola ipotesi».
Ora, sinceramente, credo che sia un po’ esagerato. Salire in montagna è una cosa seria, soprattutto se si ama lo sci, e credo che la candidatura Musso per una coalizione che comprenda il Pdl non faccia parte del novero delle cose serie. A partire da un’osservazione terra terra, ma certamente significativa: non credo che, in questo momento, chi appoggia il governo Monti in Parlamento possa avere alcuna speranza o credibilità nel candidarsi a sindaco. E questo vale per Enrico Musso come per Roberta Pinotti, come per chiunque altro pensasse - da parlamentare in carica - di correre per Tursi. Cosa andrebbe a dire gli elettori? Che ha tagliato le pensioni di mille euro? Che ha obbligato i pensionati ad aprire un conto? Che a gennaio metterà nuove tasse? Che i tagli per deputati e senatori sono rinviati, ma non quelli per i cittadini semplici? Che ha aumentato la benzina? Che l’addizionale Irpef ligure crescerà ulteriormente? Che ha rimesso le tasse sulla casa? Che rivaluterà gli estimi catastali? Che controllerà ogni prelievo in banca, come nemmeno ai tempi della Stasi nella Germania dell’Est?
Ecco, basterebbe un bambino, con la sua semplicità che va oltre ogni politichese, a capire che una roba del genere è assolutamente improponibile e che chi avesse il coraggio di candidarsi dopo una manovra simile sarebbe destinato non solo alla sconfitta, ma probabilmente anche alle pernacchie. E gli occhi di un bambino - dai tre anni in su, direi - sarebbero sufficienti per guardare con un misto di compassione e incredulità chi pensasse di candidare chi ha tradito. Di qualsiasi partito, di qualsiasi coalizione e di qualsiasi colore fosse.
Cerco di spiegarmi ulteriormente: se io non fossi un simpatizzante di Berlusconi e, per qualche avventura della vita mi trovassi candidato da Scajola e Berlusconi prima a sindaco e a senatore poi - in una lista bloccata, dove so che sarò eletto a prescindere - e poi all’improvviso tornassi antipatizzante di Berlusconi non votandogli più la fiducia, il minimo che mi aspetterei è che il Pdl non mi rivolgesse più nemmeno la parola. Per una questione di dignità minima, non di altro. E, soprattutto, per una questione di rispetto di tanti elettori perbene che mi hanno votato in buona fede e non perchè prendessi i voti (senza preferenze) in una lista bloccata per portarli altrove.
Non è ancora chiaro? Provo a usare le parole del segretario del Pd del Tigullio Luca Garibaldi quando gli hanno chiesto perchè non si riallea con il consigliere regionale Ezio Chiesa uscito dal Pd per formare il suo partito «Liguria Viva». Garibaldi ha spiegato con estrema chiarezza e serietà: «Non mi pare che l’Italia dei Valori sia andata a cercare Scilipoti dopo che l’ex deputato dipietrista ha deciso di appoggiare il governo Berlusconi. Quindi, noi non vogliamo avere nessun tipo di accordo con Chiesa». E si badi bene che Chiesa: a) si è dimesso da assessore della giunta Burlando; b) era eletto con le preferenze e c) continua ad appoggiare il centrosinistra che l’ha portato in Regione. Mentre Musso: a) non si è mai dimesso da senatore, nemmeno per vedere l’effetto che faceva vedersi respingere le dimissioni «per cortesia istituzionale», come sempre avviene la prima volta che vengono votate; b) è stato eletto con le liste bloccate, senza andare a cercare le preferenze una per una e c) è stato eletto sotto il simbolo «Berlusconi presidente» ed ha votato «no» alla fiducia a Berlusconi, compresa quella del 14 dicembre.
Insomma, ribadisco. Politicamente è tutto lecito, non stiamo certo parlando di reati e Musso si è sempre mosso nei confini della Costituzione, che non impone vincolo di mandato agli eletti. Ma qui è una questione di dignità. E un bambino, quando qualcuno gli fora il pallone, certamente non giocherà più con quel qualcuno.
Ecco, in nome di questo sussulto di dignità credo che Genova - a destra come a sinistra - debba cercare un sindaco che ama la sua città più di se stesso. E continuo a pensare che il miglior nome da candidare per i moderati, anche con l’appoggio di una parte di sinistra che lo conosce e lo apprezza, potrebbe essere il capogruppo del Carroccio in Regione Edoardo Rixi, l’unico che ha avuto la forza e il coraggio di dimettersi da Roma, dalla Camera, dove era eletto con le liste bloccate, per venire a Genova a sudarsi le preferenze. Roba eroica, di questi tempi.
L’alternativa potrebbe essere un nome esterno alla politica.

Uno di quelli che viene dalla società civile. Ma civile davvero. Magari con un’indicazione: che non abbia mai avuto nemmeno un euro di consulenza da Tursi e che non si sia mai seduto nelle partecipate del Comune. A trovarlo.

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