Politica

«Chi lo attacca è nemico del dialogo»

Dopo il cancelliere Angela Merkel, in Germania altri esponenti politici e del governo sono intervenuti a difesa di papa Benedetto XVI per le sue parole sull’Islam pronunciate martedi a Ratisbona. «Sarà pure possibile citare un testo vecchio di secoli - afferma il ministro dell'interno Wolfgang Schaeuble (Cdu) -, i capi delle altre religioni farebbero bene ogni tanto a rimproverare sé stessi». La libertà di parola «è una conquista basilare della nostra civiltà occidentale - sottolinea il premier del Nord-Reno-Vestfalia (ovest), Juergen Ruettgers -, non consentiremo che venga messa in discussione da fanatici. Benedetto XVI è a favore di un dialogo fra le religioni, della pace e della comprensione tra i popoli». Il segretario generale della Cdu Ronald Pofalla incalza: «Chi lo attacca non vuole nessun dialogo, ma un Occidente intimidito e con la bocca tappata».
La stampa tedesca da parte sua non ha risparmiato critiche al «suo» Papa. L’unico quotidiano che ne prende senza riserve le difese è la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che in un fondo intitolato «Così no» scrive che «in un altro mondo, non eccitato da fanatici, le sue parole non sarebbero state un problema. Lo scandalo viene considerato tale da una cultura della mancanza di libertà». Anche il conservatore Die Welt dice che mentre «il cristianesimo - dapprima religione bellicosa - attraverso l'autocritica e l’Illuminismo si è liberato della pretesa di detenere la verità assoluta senza rinunciare per questo alla sua universalità, l’Islam no». Il quotidiano liberal Der Tagesspiegel, invece, è critico già nel titolo del fondo: «Qualche parola di troppo». Scrive che «formulare la propria identità non può significare mettere gli altri sul banco degli imputati. Benedetto XVI è un maestro della parola, e deve al più presto sfruttare l'occasione per chiarire la sua posizione nei confronti dell'islam, pubblicamente. Non per lui, ma per tutti». La Sueddeutsche Zeitung in un severo editoriale dal titolo «Il teologo sbarra la strada al Papa» sostiene che «il raffinato pensatore si è dimostrato un ingenuo, per non dire uno sconsiderato titolare della carica.

Da filosofo poteva parlare come ha fatto, ma da uomo di Chiesa avrebbe fatto meglio a tacere».

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