Gianandrea Zagato
A chi laccusa di avere un feeling con Letizia Moratti risponde che, lui, «non sta allopposizione». E se non fosse ancora chiaro il messaggio accusa «lUnione di inconcludenza» e ricorda che «ad incolparlo di incucio sono gli stessi che ci hanno fatto perdere le elezioni». Virgolettati che Filippo Penati detta al cronista ben sapendo che le parole sono pietre ma altrettanto certo che «questopposizione non sa essere minoranza di governo».
Bocciati, quindi, i capigruppi dellUlivo a Palazzo Marino - Marilena Adamo e Andrea Fanzago -, il desaparecido Bruno Ferrante insieme al duo diessino Franco Mirabelli e Pierfrancesco Majorino e, ancora, Nando Dalla Chiesa, Alberto Mattioli e tutti quelli che, tra Quercia e Margherita, «ci hanno fatto perdere le elezioni, radicalizzando lo scontro». Davvero niente male, Penati: «La collaborazione con il Comune di Milano non è solo doverosa ma dovrebbe essere la normalità». Come dire: «Con Letizia Moratti si è aperta una nuova fase, almeno nel metodo. Fase di dialogo su cui il centrosinistra non dovrebbe paralizzarsi con posizioni conservative. Sì, dovrebbe saper raccogliere la sfida di un metodo positivo di dialogo e valutare nel merito le singole proposte».
Passo avanti che, evidentemente, lUlivo a Palazzo Marino non è in grado di compiere e, quindi, si limita a «reclamare un posto a tavola tra me, Letizia Moratti e Roberto Formigoni» come infatti fa la diessina capogruppo che vorrebbe entrare come quarto in una partita che si gioca a tre: «Invito che, insegnano, solitamente fanno i padroni di casa» osserva Penati prima di un suggerimento, «lex sindaco Gabriele Albertini favoriva lo scontro mentre Letizia Moratti cerca il confronto e, quindi, i gruppi in consiglio comunale hanno il compito di comportarsi di conseguenza».
Leit motiv dell«inconcludenza» di chi, continua linquilino di Palazzo Isimbardi, «dovrebbe concentrarsi di più sul ruolo dellopposizione in questa nuova fase politica piuttosto che come facile bersaglio». E «concentrarsi» significa pure non stupirsi del popolo diessino che alla Festa dellUnità ha approvato con applausi convinti la convergenza di Penati alle tesi di Letizia Moratti sul fronte della sicurezza e del ticket. Revisione delloggi che va però preceduta da «unanalisi mancante della sconfitta elettorale»: «Abbiamo perso per colpa di una campagna elettorale che ha insistito su temi marginali per i milanesi. Non abbiamo intercettato la voglia di rilancio della città e il risultato sono stati meno consensi di quelli raccolti dallUnione alle politiche».
Meno voti a un centrosinistra tafazzista che voleva conquistare Palazzo Marino senza «cimentarsi con le aspirazioni di Milano città europea» e senza saper trovare nuove «alleanze sociali»: «Lagenda elettorale lha dettata lei, Letizia Moratti, e lUlivo a rincorrerla su temi di cui lei ha fatto un cavallo di battaglia, dallinternazionalizzazione alla ricerca, dallinnovazione allo sviluppo del sistema delle eccellenze».
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