Giuliano Ferrara ha ragione quando denuncia l’espropriazione della sovranità popolare e la resa della democrazia all’economia. E con lui hanno ragione quelli che lo hanno ribadito in sede politica. Non posso che concordare avendolo già scritto io subito dopo il voto. Bisogna però aggiungere due postille oneste.
La prima è che B. ora non ha il consenso popolare di tre anni fa. Si può contrapporre popolo a oligarchie quando il popolo c’è l’hai davvero dalla tua parte. In questo caso, per errori propri, per i voltafaccia e le persecuzioni altrui e per la crisi economica globale, quel gran consenso non c’è.
La seconda è che la soluzione di andare subito alle urne è in via di principio la più giusta ma sul piano pratico peggiorerebbe le cose per l’Italia e non ci darebbe un governo. Perché nessuno ha sulla carta le possibilità di vincere, le alleanze vacillano, il rischio di due camere con due maggioranze diverse è reale. E il sistema elettorale fa un po’ schifo.
La rimonta del centro-destra sarebbe possibile sapendo che nella lotta elettorale B.
è un leone. Ma è difficile che riconquisti quella maggioranza del 2008. E la sinistra non ce la farebbe senza un patto con il terzo polo, che sarebbe un suicidio per Casini e Fini. Insomma, sarebbe il caos.
A questo punto meglio chiudere un capitolo e lavorare nell’interregno per aprirne un altro.
Intanto, qualunque cosa accada è certa una cosa su B.: lui passerà alla storia, gli altri passeranno alla cassa. Per trenta denari svendettero l’Italia in odio a lui.
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