MilanoRidacchia: «Ma lè matta?». Il complimento di don Gino Rigoldi è rivolto a Livia Turco. Lex Ministro in unintervista si è cosparsa il capo di cenere: «Una volta la mia cultura sugli immigrati era quella del ti accolgo punto e basta. Sbagliavo». Don Gino, da una vita cappellano al Beccaria, il carcere minorile di Milano, allarga le braccia: «Ma come si fa a pensare una stupidata del genere? È chiaro che non è possibile».
Forse sarà chiaro per lei, ma molti nel Paese coltivano ancora questa illusione.
«Non è unillusione. È un errore».
E perché?
«Primo: perché può rimanere da noi solo chi segue le regole, chi le rispetta, chi non delinque».
E chi delinque?
Nuova risata: «Va trattato da delinquente». Don Gino si fa serio: «Quel che non tutti afferrano è che le regole sono educative. Prenda i Rom. Se non li obblighiamo a rispettare la legalità, si disfano. Lanarchia fa male anche agli immigrati. I nuovi venuti sono un po come i figli: devono osservare le leggi di chi li ospita. Ma non basta».
Che altro cè?
«Cè che non tutti quelli che arrivano in Italia sono disperati, che in Africa o in Asia muore letteralmente di fame».
E allora?
«Allora occorre distinguere: chi muore, chi è disperato, chi non ha alternative, devesser accolto».
Gli altri?
«No. Chi cerca semplicemente il benessere occidentale, devessere fermato. Ovviamente, sto semplificando, ma il discorso di fondo devessere questo; fermiamo le ondate migratorie nei Paesi dorigine, diamo sviluppo a quelle terre e dividiamo i flussi: non si può mettere sullo stesso piano chi proviene dalla Somalia o dalla ex Jugoslavia».
Sì, ma come glielo spieghiamo?
«LItalia è la porta dellEuropa: sia la Ue a farsi carico dei nostri problemi».
Don Gino, è diventato per caso il cappellano della Lega?
Sorride di nuovo: «Guardi che ne ho anche per il Governo. La Bossi-Fini non funziona e poi non possiamo militarizzare la società. Dobbiamo dare impulso alla vita sociale: più balli e grigliate, meno ronde e militari per le strade. Soprattutto, il Governo deve aiutare chi entra nel nostro Paese: case, servizi, scuole. Integrazione».
Il sociologo Marzio Barbagli, come la Turco, ha cambiato idea. Ha scoperto che i clandestini commettono molti reati.
«Però, bravo questo sociologo. Ci voleva tutto questo studio per capire una simile ovvietà? Ma lo sanno tutti che gli immigrati di prima e seconda generazione, anzi più quelli di seconda generazione, commettono molti reati. Sono sradicati, senza rete, senza aiuti e cedono allillegalità. Ma scusi, cosa hanno fatto gli italiani in America?».
Vuol parlare del Padrino?
«Sì, voglio ricordare la mafia. E quando io ho cominciato al Beccaria, tantissimi anni fa, i ragazzini che entravano erano tutti meridionali. Oggi ci sono gli albanesi e i marocchini. Dobbiamo intervenire per migliorare questa situazione: dobbiamo accogliere bene, senza pregiudizi, quelli che decidiamo di tenere.
Daccordo, ma che ne facciamo degli altri extracomunitari che premono?
«Se non hanno un bisogno assoluto, stiano a casa loro».
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