Chi sale e chi scende dopo il voto terremoto

Vincitore assoluto è Rahm Emanuel: ha condotto la campagna democratica alla Camera scegliendo i candidati uno per uno

nostro inviato a New York
Oltre i simboli, le facce. Promossi e bocciati. In e out, dicono qui. Le elezioni di midterm consegnano all’America la fine di qualcuno e l’inizio di qualcun altro. Oltre l’apparenza: perché c’è chi ha vinto, ma può dire ciao alle ambizioni, e c’è chi ha perso, ma s’è preso il domani e se l’è messo in tasca. Nomi, programmi, idee. Futuro. Le classifiche sono la mania di questo Paese che adora catalogare anche gli stati d’animo. Allora dieci volti vincenti e dieci sconfitti. La top ten.
PROMOSSI
Rahm Emanuel. La vittoria è sua. Il partito democratico dovrebbe fargli un monumento. Lui è il deputato dell’Illinois che ha condotto la campagna democratica alla Camera. Ha scelto uno per uno i candidati che hanno strappato i seggi ai repubblicani.
Nancy Pelosi. La deputata democratica della California diventa la prima donna presidente della Camera della storia degli Stati Uniti, e ottiene il licenziamento di Donald Rumsfeld.
Harold Ford e Michael Steele. Gli sconfitti vincenti: il democratico Harold Ford jr e il repubblicano Michael Steele. Entrambi afroamericani, entrambi moderati hanno condotto le due campagne migliori di tutte le elezioni. Partivano svantaggiati, hanno perso con onore. Sono i volti nuovi dei loro partiti.
Barack Obama. Senza essere candidato, il senatore dell’Illinois è diventato la star. Il suo libro L’audacia della speranza è il suo manifesto politico. È uscito alla vigilia del voto, ora è il volume più venduto d'America. Si prepara a correre per le primarie democratiche alle presidenziali del 2008.
Arnold Schwarzenegger. Il governatore repubblicano della California si è riconfermato. S’è preso anche l’elettorato ispanico. Terminator piace a destra e a sinistra. Dicevano che un attore non poteva fare il politico. Ora non vogliono che torni a fare l’attore.
Michael J. Fox. L’attore malato di Parkinson è stato al centro di molte polemiche per aver girato uno spot a favore del referendum sulla libertà di ricerca sulle cellule staminali embrionali. Ma il referendum è passato.
John McCain. Il senatore repubblicano dell’Arizona gode. Si dice che la sconfitta di una parte dei repubblicani, è di fatto la sua vittoria. E questo lo lancia verso la possibile nomination repubblicana per il 2008.
Deval Patrick. Afroamericano e nuovo governatore democratico del Massachusetts. Ha ridato al suo partito uno Stato da sempre di sinistra, ma che fino al 6 novembre era governato dai repubblicani.
I Clinton. Bill salva Hillary. L’ex presidente è stato determinante nella campagna della moglie. La senatrice è la principale front-runner democratica nelle primarie.
Michael Bloomberg. È l’uomo ombra. Il sindaco di New York ha appoggiato solo un candidato: il senatore indipendente del Connecticut Joe Lieberman. C’è chi vede Bloomberg in corsa per la presidenza. Lui smentisce, ma non troppo.
BOCCIATI
George W. Bush. Ha ammesso la sconfitta. Ha una popolarità molto bassa. Il guaio vero gliel’hanno combinato i deputati Tom DeLay e Mark Foley, protagonisti degli scandali che hanno fatto crollare il suo partito.
George Allen. Ha perso tutto. L’ex uomo forte repubblicano della Virginia è stato sconfitto al Senato e può già dire addio alle sue ambizioni presidenziali.
John Kerry. Non contento di aver perso le presidenziali nel 2004, il senatore democratico del Massachusetts ha fatto un’altra gaffe. Ha detto ai giovani americani: «Studiate altrimenti resterete impantanati in Irak». Le scuse non sono bastate a evitare la figuraccia.
Rick Santorum. Ex numero tre repubblicano al Senato, ha perso il suo seggio in Pennsylvania. Nonostante abbia speso 21,5 milioni di dollari per la sua campagna, non ha convinto l’elettorato.
Karl Rove. Lo stratega che sembrava imbattibile, l’«architetto» delle vittorie repubblicane del 2000 e del 2004, l’uomo che ha messo a punto una macchina elettorale che sembrava perfetta, è stato sconfitto.
Donald Rumsfeld. È la prima vittima delle elezioni. Il segretario alla Difesa è stato silurato. Ha pagato per la «sua guerra» in Irak.
Ned Lamont. Il miliardario verde che ha cercato di togliere il seggio del Senato in Connecticut a Joe Lieberman credeva di aver vinto l’8 agosto quando si è aggiudicato le primarie democratiche. Tre mesi dopo si ritrova sconfitto dall’uomo che aveva battuto.
John Spencer. Il rivale di Hillary Clinton al Senato sarà ricordato per aver condotto la campagna elettorale sui presunti interventi di chirurgia plastica dell’avversaria.
Lincoln Chafee. Il senatore repubblicano anti Bush del Rhode Island ha fallito.

Non gli è bastato neanche il cognome, lo stesso di suo padre, uno dei politici più amati nella storia del suo Stato.
Tom DeLay. I repubblicani hanno perso per colpa della corruzione. E lui, ex uomo forte del partito, ex deputato fortissimo in Texas, incriminato per riciclaggio, ora è il simbolo della sconfitta.

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