Roma Fine delle restrizioni all’accesso al wi-fi, cioè alle connessioni internet senza fili. A partire dal 2011 cadranno molti dei limiti che erano stati introdotti dal decreto Pisanu nel 2005, dopo gli attentati di Al Qaeda a Londra. Giorni contati per le misure di sicurezza previste dal provvedimento che le opposizioni - e non solo - avevano rinominato «ammazza internet», in primo luogo l’obbligo per i gestori di accesso alla rete (compresi ristoranti, bar, circoli privati) di identificare le persone che utilizzano il loro wi-fi. E la conservazione dei dati sugli utenti, da mettere a disposizione degli organi giudiziari in caso ne facciano richiesta. Il governo, ha annunciato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, non introdurrà le misure sul wi-fi nel nuovo pacchetto sicurezza varato ieri. Fino a fine dicembre rimarranno in vigore le vecchie restrizioni e poi scatterà la «liberalizzazione dei collegamenti wi-fi anche attraverso gli smartphone, in off-line , senza il bisogno di registrarsi con la fotocopia del documento d’identità». Ma da qui a dicembre «valuteremo gli adeguati standard per contemperare la liberalizzazione con le esigenze sicurezza», ha precisato Maroni. E con questo ha lasciato intendere che arriveranno delle misure per garantire la lotta al terrorismo, alle mafie e alla pedopornografia. La decisione era talmente attesa e condivisa che dopo l’annuncio di Maroni sono arrivate molte rivendicazioni di primogenitura, anche dalle opposizioni. «Una vittoria di chi, come l’Udc, ha sostenuto una battaglia di progresso e di libertà», ha commentato il capogruppo centrista Roberto Rao in commissione Giustizia a Montecitorio. «La decisione del Consiglio dei ministri sul wi-fi è una prima vittoria della campagna che abbiamo promosso, assieme ai colleghi Barbareschi, Gentiloni e Rao», ha aggiunto Linda Lanzillotta di Alleanza per l’Italia. Anche il Pd, con il responsabile comunicazione Paolo Gentiloni, è passato all’incasso: «Alla fine sono state ascoltate le voci che da ogni parte sostenevano la mancanza di risultati del decreto Pisanu ». Il ministro Renato Brunetta insieme al ministro della Gioventù Giorgia Meloni,tra i primi ad aver segnalato l’importanza di procedere a un ripensamento della normativa su internet senza fili, hanno espresso soddisfazione. Perplesso il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso secondo il quale l’accesso libero il rischio è «ridurre moltissimo la possibilità di individuare tutti coloro che commettono reati attraverso Internet» Complicata la posizione di Italia dei valori. Il partito di Di Pietro, da sempre in prima fila nelle battaglie per l’abolizione del decreto Pisanu, ha sentito il bisogno di prendere le distanze dalla misura che aveva sollecitato. Con motivazioni varie. Prima Di Pietro ha fatto capire che non si liberalizza abbastanza: «Prima di esultare, vogliamo capire il senso delle parole di Maroni, il quale oggi ha dichiarato che il provvedimento cerca di contemperare le esigenze della libera navigazione con quelle della sicurezza». Quello che ci vuole, secondo l’ex Pm, è l’abolizione totale della norma «anacronistica e censoria ».
Poi il capogruppo Idv in Commissione giustizia Luigi Li Gotti, ha spiegato che si liberalizza troppo: «Occorre evitare che la liberalizzazione della rete, indubbiamente positiva, si trasformi in aiutino per terroristi e mafiosi. Altrimenti ad essere malpensanti, e noi non lo siamo, questa trovata potrebbe essere intesa come una cambiale onorata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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