«Chi specula sulle case è colpevole davanti a Dio»

Tettamanzi alle parrocchie: «Rendete disponibili i vostri beni sfitti». Condanna per chi cerca «soltanto il massimo profitto possibile». I pericoli di tv e media

«Chi specula sulle case  è colpevole davanti a Dio»

(...) a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili». «Sappiamo – aggiunge Tettamanzi – che la casa è sempre più considerata dal mercato come una delle tante forme di investimento, e non un bene primario fondamentale per la famiglia», ma chiede una «forte testimonianza»: «Una casa tenuta vuota non è una dimora sottratta a una famiglia che ne ha bisogno? Non è forse una tentazione quella di tenere un alloggio sfitto in attesa che si rivaluti, che un giorno lontano il figlio si sposi, che chissà quale necessità si presenti in parrocchia…?». Il cardinale richiama le istituzioni locali perché «investano adeguatamente in edilizia popolare e incentivino l’apporto cooperativistico». E si appella a «chi investe in patrimoni immobiliari, a chi li gestisce o comunque ne trae frutto, perché sia consapevole delle gravi responsabilità che si assume di fronte a Dio e ai fratelli qualora ricercasse soltanto il massimo profitto possibile, nella dimenticanza delle necessità altrui!».
La lettera, dal tono confidenziale, tratteggia il contributo che la famiglia può dare alla vita della città, in ogni contesto, a partire da quello fondamentale dell’educazione. Tettamanzi chiede che le parrocchie si adattino e cambino la loro pastorale orientandola verso la famiglia. Ricorda la singolarità del legame matrimoniale, per cui «la famiglia deve ritenersi ancora fondata sull’unione stabile di un uomo e di una donna che decidono di amarsi per sempre e di aprirsi alla vita». Un legame che «non può essere assimilato a nessun’altra esperienza di relazioni tra le persone: né l’amicizia, né altre forme di unione affettiva possono essere equiparate all’intensità e profondità, alla fedeltà e comunanza di vita, di intenti, di decisioni che si possono realizzare tra due sposi».
Tratta il tema del dono della vita e il bene della salute, chiedendo vigilanza sui temi dell’aborto e dell’eutanasia, ma anche sulle altre realtà che minacciano la vita, come la miseria, l’ignoranza, la prostituzione, l’emarginazione degli stranieri, la sicurezza sul lavoro, la condizione degli anziani. Dedica molto spazio al rapporto della famiglia con la scuola, invitando le famiglie a non abbandonare le scuole più disagiate di frontiera. Alcune pagine della lettera sono dedicate ad esempi concreti del compito educativo dei genitori, come quello relativo all’uso dei media, Tv, Internet e telefonino. «Il telefono cellulare è divenuto oggi per i ragazzi non solo uno strumento di comunicazione, ma una sorta di universo relazionale, un sesto senso, un senso in più rispetto ai cinque di cui siamo provvisti – scrive il cardinale –. È sempre a portata di mano, è ricco di risorse comunicative e offre sempre maggiori opportunità sul piano informatico. Il rischio è che divenga un feticcio, distogliendo dalle relazioni immediate e favorendo un suo uso improprio ed esagerato, fin dalla più tenera età».


Infine, Tettamanzi auspica una vera solidarietà tra società civile e famiglia, sottolineando il ruolo che quest’ultima ha nel rendere più abitabile la città, costruendo reti di relazione, aprendosi all’accoglienza, dando un volto ai quartieri e custodendo l’ambiente.

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