Cè una terra che è nostra, un bene indisponibile che non ci può essere sottratto. Le parole degli scrittori lhanno preservata nella nostra memoria. Manzoni fissando per sempre limmagine del lago di Como, Pavese le Langhe, Verga la Sicilia. E dobbiamo immaginare che larticolo 9 della Costituzione intenda garantirne lintegrità quando prescrive con il patrimonio artistico la tutela del paesaggio.
Eppure da qualche anno nel nome di una finta energia pulita questi principi sembrano vacillare, e ancora oggi, con una insensata gerarchia di luoghi dellItalia che è bella tutta uno strano ecologista, Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, può dichiarare: «Sarebbe folle mettere una centrale sulle cime di Lavaredo, ma in luoghi impoveriti, come le colline disboscate delle alture attraversate dagli elettrodotti, le pale eoliche migliorano il paesaggio». Linsensata affermazione sembra indicare valori diversi non si capisce in base a quale criterio. Parliamo allora dello specifico. Le bellissime strade che vanno da Salemi a Marsala e a Mazara del Vallo, magnificate da Cesare Brandi come tra le più belle del mondo per la varietà di mare, colline, campagne, sono oggi disseminate di pale eoliche approfittando della povertà di comuni che vendono le concessioni e la complicità della criminalità organizzata che le facilita.
Dobbiamo dubitare delle parole di Brandi e considerare che le orride pale, da lui neppure immaginate, «migliorano il paesaggio». E oggi, con un violento contrasto, Amici della terra, Coldiretti, Mountain Wilderness, Altura, Vas, Movimento azzurro, Comitato del paesaggio, Comitato per la bellezza, Fare verde, Italia Nostra hanno preso una posizione durissima contro questo saccheggio del territorio. Sono considerazioni che appaiono incontestabili a chiunque abbia visto questi paesaggi violati, stuprati e soprattutto dei luoghi più poveri e abbandonati dove la mafia agisce indisturbata e stabilisce una nuova connivenza con i poteri pubblici europei, nazionali e regionali.
Fino ad oggi ancora miracolosamente intatta era la più bella provincia di Sicilia, quella di Ragusa, con le campagne declinanti separate dai muretti a secco, temporaneamente evitati i parchi eolici che pure infestano Giarratana e Monterosso Almo, una nuova aggressione minaccia quelle terre integre in modo ancora più insidioso e devastante, sono gli impianti fotovoltaici che desertificano la terra distruggendo la vegetazione e smantellando senza pietà quei muretti a secco che erano stati descritti nella pittura di Guccione e dei maestri della scuola di Scicli, Franco Polizzi, Salvatore Paolino, Franco Sarnari. Come gli scrittori, questi artisti hanno lasciato memoria di una terra che non può essere sfigura con la violenza inaudita di chi distrugge e saccheggia coltivazioni e memoria.
Ed io mi chiedo, come può il sindaco di Ragusa, Nello De Pasquale assistere inerme a questo scempio? Vedo fremere di indignazione larchitetto Salvatore Mancini che ha mirabilmente restaurato, poco lontano, leremo della Giuliana frequentato da chi, da ogni parte del mondo, viene a Ragusa per la, fino ad oggi, incontaminata condizione del suo territorio agricolo, e insieme mitico. Penso alla sofferenza dellamico Giovanni Damigella di Chiaramonte Gulfi che vede la sua Sicilia umiliata e mi fermo, in località Contrada Mendolilli a osservare gli impianti che stanno per essere collocati dalla ditta Aton Sunpower. Mi chiedo come non vedano, e come del fotovoltaico non abbiano seguito gli sviluppi che consentono di applicarlo in aree industriali o dissimulato nelle tegole con ricerche più sofisticate. Qui a Contrada Mendolilli è puro vandalismo, è saccheggio, è la terra che viene rubata senza alcuna pietà per le antiche coltivazioni e per lidentità dei luoghi. Contrada Mendolilli è uno scandalo della pubblica amministrazione, indifferente e ignara, nonostante limpegno appassionato di Rossana Interlandi, e nella distrazione di sovrintendenze asservite ai poteri locali. Mi annunciano altri analoghi orrori vicino a Sciacca in Borgo Bonsignore e a Menfi in Contrada Stoccatello mi auguro di arrivare in tempo a impedirlo con il sostegno di chiunque abbia conservato rispetto per la memoria e per la terra.
Mi auguro che i sindaci di Ragusa, di Sciacca e di Menfi capiscano che il loro primo compito è difendere il bene pubblico e nessun bene è più prezioso della terra.
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