«Chi tradiva l’organizzazione rischiava anche la morte»

Nell’inchiesta c’è anche un pentito, Wilson Raj Perumal, cittadino di Singapore arrestato in Finlandia nel febbraio 2011, che ha aiutato gli inquirenti a ricostruire l’aspetto transnazionale dell’organizzazione criminale e a inquadrare il ruolo centrale del «capo» a livello mondiale, il connazionale Tan Seet Eng, detto Dan. Perumal ha ammesso di aver partecipato, dal 1994 fino al 2011, alla «manipolazione delle partite e alle scommesse illegali e di aver ricoperto in particolare il ruolo di colui che cercava in vari paesi calciatori e squadre che accettassero di truccare le partite secondo le istruzioni». Il vertice del gruppo, di cui anche lui faceva parte, era costituito da «sei persone chiave» anche detti «azionisti» o «membri». «Ogni azionista - ha raccontato Perumal - riceve la sua parte corrispondente, calcolata sui benefici illegali acquistati dall’associazione a delinquere. Gli azionisti vengono da Singapore, dalla Croazia, dalla Bulgaria, dalla Slovenia e dall’Ungheria. L’attività viene finanziata da Singapore e le scommesse illegali si organizzano in Cina».
Erano soprattutto le partite internazionali a livello mondiale a venire manipolate. Ogni match fruttava un beneficio lordo tra 500mila e 1,5 milioni di euro. Era Dan a prendere le decisioni che i «membri» dovevano rispettare, stabiliva lui anche le somme da pagare agli arbitri e ai giocatori e organizzava i trasporti del denaro destinato alla corruzione. Venivano ripartite tra gli «azionisti» anche le spese di perdita, se qualcosa andava storto. Ma guai a tradire o ad approfittarsene: il traditore rischiava anche la morte.


«Nel caso che un membro o partecipante dell’associazione commetta un errore - ha svelato il pentito - condividiamo le spese o la perdita tra noi tutti, ma se qualcuno tradisce o trae beneficio approfittando di qualcuno, gli altri membri possono cagionargli difficoltà molto gravi, posso precisare che è possibile che mettano il traditore in pericolo di morte».

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