Sergio Rame
«Una volta era il pubblico a ridere, adesso ridono gli attori al suo posto. Viviamo proprio nell'era del fai-da-te». Un diluvio di parole. Parole che si rincorrono, si cercano, si accoppiano, si sfidano e si combattono. In un gioco senza fine di pretesti, in un trampolino di partenze e ritorni, Marco Balbi porta sul palcoscenico del Teatro Filodrammatici l'elaborazione drammaturgica di Emilio Russo, Chiamatemi Groucho.
Tutto è pretestuoso. Tutto è provvisorio. Tutto è un gioco. Groucho Marx è indubbiamente uno dei fondatori del comico moderno. Dei quattro fratelli, è quello con baffoni, occhiali, sigaro. Ma dei quattro è, soprattutto, quello con una parola incontenibile.
Lo spettacolo è un eclettico omaggio alla sua straordinaria arte, ma anche un viaggio in un'America tratteggiata tra musica e cinema, miti e disincanti. La costruzione della sua personale icona - i baffi e gli occhialoni li portava solo in scena - ha forse superato il valore della sua opera teatrale e letteraria. Eppure l'intero umorismo contemporaneo deve a questo grande comico qualcosa di immenso.
Da Woody Allen ai Fratelli Cohen, da Zucker-Abrahams-Zucker a tutti i comici venuti fuori dal Saturday Night Live, un'intera generazione ha guardato al nonsense surreale dei fratelli Marx come a un faro. Ed è così che, nello spettacolo di Russo, il genio di Groucho viene reso attraverso un tourbillon irresistibile dove il vocabolario viene inesorabilmente fatto a pezzi fino a condurre il pubblico a una presa di coscienza.
«Il linguaggio al quale affidiamo un po' fideisticamente la nostra ragione e i nostri sentimenti - spiega il regista - è in realtà uno strumento pericoloso, un'arma micidiale, un concentrato di ambiguità che da un lato dovrebbe metterci in guardia, consigliandocene un uso più prudente, e dall'altro ci regala la possibilità di ridere di noi stessi con cuore leggero».
Chiamatemi Groucho riporta in scena la scombinatezza e dissennatezza dell'attore attraverso un percorso che si compie in apnea tra musica dal vivo, canzoni, sketches, dialoghi e sceneggiature assurde, per ritrovare quell'urlo liberatorio e di scherno che Groucho e i fratelli Marx hanno saputo scagliare con il loro fantastico umorismo anarchico e surreale alla società vanagloriosa, alle ipocrite convenzioni e alle tronfie istituzioni.
Tre casi da risolvere per lo «Studio legale e investigativo Fratelli Marx». Tra i clienti serpeggiano dubbio e paura. Tutti i personaggi della pièce diventano - inevitabilmente - vittime spaesate delle assurde logiche dello studio legale.
«CHIAMATEMI GROUCHO» Quando il teatro si diverte
Al Filodrammatici lelaborazione drammaturgica di Emilio Russo
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