Arte

Chiara Dynys, i "libri di luce" che ci salvano dalle difficoltà del vivere quotidiano

Le opere dell'artista italiana come una "soglia" verso un'altra realtà

Chiara Dynys, i "libri di luce" che ci salvano dalle difficoltà del vivere quotidiano

Chiara Dynys - un nome «luminoso», dal latino clarus, e un cognome che sorge da lontano: ex Oriente lux... - è una delle poche grandi artiste italiane di oggi, davvero internazionali, accanto ad altrettante luminose star: Paola Pivi e Vanessa Beecroft. Artisticamente esplosa negli anni Ottanta, mantovana di nascita, milanese di rinascita - vive e lavora in Conca del Naviglio, casa-studio luminosissima, art and light - è la capofila della generazione post Accardi, Dadamaino, Varisco...

Luce, fluorescenze, trasparenze...

Chiara Dynys è partita dalla pittura figurativa, ha usato tutti i materiali possibili - resine, cera, pigmenti, marmi, tessuti, ceramiche, cristalli arrivando alle forme tridimensionali geometriche, le installazioni, le sculture di luce. Le sue creazioni - dicono i critici - cercano sempre spazi da occupare. Tutto il suo percorso creativo è costruito sull'idea che l'opera d'arte prima che un «oggetto» sia un luogo. E la luce è il linguaggio attraverso cui quel luogo si crea. Paesaggi di science fiction, quadri lenticolari, spazi incorniciati, sculture di luce...

Paralleli letterari: Un posto pulito, illuminato bene, il più bel racconto di Ernest Hemingway; e Ogni cosa è illuminata (Everything Is Illuminated), romanzo-culto di Jonathan Safran Foer, 2002.

Dichiarazione d'artista: «La luce è una via di fuga, è la salvezza alla fine del tunnel. Mi sono trovata nella luce quasi senza saperlo, come accade a tutti noi: forse ce ne andiamo in una grande luce, ma sicuramente arriviamo nel mondo uscendo alla luce dal grembo protetto in un buio acquatico. Affrontiamo la luce ogni giorno quando apriamo gli occhi per combattere la nostra guerra personale». E soprattutto: «Io combatto la mia guerra d'artista anche, a volte, in un mondo dove l'arte non pare una necessità ma forse, in realtà, è uno dei rimedi salvifici: appunto, una luce, nell'estrema difficoltà del vivere quotidiano».

Ora Chiara Dynys è in un momento magico. Oggi al Mart di Rovereto apre la sua mostra L'ombra della luce, a cura di Daniela Ferrari (fino 27 agosto): nella piazza del museo una grande struttura-scultura di metallo lucente dipinta in oro zecchino, Gold Shell, che si specchia nella fontana, dando vita a un'altra forma, e che come una soglia magica - Stargate? - accoglie i visitatori e li trasporta all'interno; lì ecco le sette Giuseppe's Door, omaggio a Giuseppe Panza di Biumo che dagli anni Duemila ha incluso un'installazione di luce dell'artista nella sua collezione, recentemente ampliata, nella famosa villa di Varese; e poi in due grandi teche le «porte» in vetro fuso di Murano alte 60 centimetri e, in fondo, come quinta scenica, gli Enlightening Books, ormai una delle sue opere più riconoscibili: 142 «libri luminosi» di vetro sabbiato e dipinto a mano in 45 gradazioni di bianco - perlato, azzurrato, rosato... - simbolo del Sapere che chiarisce la nostra visione del mondo (ma giustamente alcuni libri si illuminano, e ci illuminano, altri no...). E in realtà anche i libri sono una passaggio, una soglia: una via di fuga che apre al futuro. La luce come energia e forza del presente: non solo fenomeno fisico o mezzo meccanico ma significato delle cose.

Ancora. Tra poco, a maggio, Chiara Dynys porterà un'installazione permanente al terzo piano del Museo Fortuny di Venezia: un'enorme struttura di libri di vetro illuminati dipinti in tutti i colori veneziani, dal viola marezzato al verde, al nero...

I libri, la luce, la soglia e le porte-passaggio: sono gli attraversamenti dell'arte di Chiara Dynys.

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