Molestava il parroco chiedendogli soldi e quest'ultimo ha reagito scrivendo al vice sindaco Riccardo De Corato che questo «accattone di origini siciliane» si meritava «il foglio di via» e facendolo arrestare. Per Bartolomeo Silvio C., nato a Trapani 49 anni fa, è arrivata la sentenza di condanna in appello a 2 anni, 3 mesi e 10 giorni di carcere per tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale. Nel frattempo si è già fatto sei mesi di carcere e poi è stato trasferito in una comunità dove si è disintossicato dal vizio dell'alcol in cui è caduto quando è rimasto solo. Nell'arringa difensiva l'avvocato Roberto Falessi ha ricordato come il parroco indicasse il suo assistito «già nell'esposto come una persona che ha il grave torto di mendicare un aiuto economico» e si è chiesto: «Con chi altri potrebbe voler parlare un derelitto come lui se non con un uomo di Chiesa, che dovrebbe accogliere e confortare persone come lui e cos'altro potrebbe chiedere un mendicante se non dei soldi per mangiare?». Agli atti del processo ha inoltre depositato una relazione della Caritas che fa della «fiducia» e dell'«ascolto» gli strumenti «per fronteggiare un problema sociale» contro il «disprezzo e ostracismo» che secondo lui sembrano essere quelli del parroco. La vicenda che è finita al vaglio dei giudici della terza corte d'appello risale all'anno scorso. In base alle accuse il mendicante, alcolista dopo la morte della compagna, nell'estate del 2008 aveva preso a chiedere somme di denaro («ancorché modeste» si legge nel capo di imputazione) sia al parroco della chiesa dei Santi Patroni d'Italia di via Arzaga che poi lo ha denunciato, sia ai colleghi delle chiese Santo Curato d'Arsa di via Giambellino 127 e San Leonardo di via Murialdo. Cosa che gli è poi costata l'ipotesi di estorsione, da cui però oggi è stato assolto. Per il primo parroco, un frate 71enne, l'insistenza da parte del clochard è stata tale da spingerlo il 22 agosto di quell'anno a scrivere al commissariato di Porta Genova. Nell'esposto sosteneva: «In momento in cui giustamente si vuole riaffermare la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni, segnalo un caso particolarmente grave per me e non solo per la chiesa, i fedeli e penso anche altri: parlo di Bartolomeo C., cinquantenne, accattone di origini siciliane, senza fissa dimora». Il parroco riassumeva la situazione e concludeva: «Non sarà il caso di dargli il foglio di via con la sicurezza che parta? Desidero, e penso non sia solo io, che si risolva questo caso». La lettera era stata girata al vice sindaco, che aveva inviato disposizioni a polizia, vigili e carabinieri, scrivendo: «Si prega di effettuare controlli al fine di dissuadere il clochard nel perseverare con il suo comportamento». Detto, fatto: il 3 dicembre successivo, riassume un'altra imputazione per tentata estorsione, il mendicante aveva minacciato il parroco di colpirlo con un pugno perché non gli dava 20 euro. E mentre un addetto alle pulizie calmava il clochard, il parroco aveva chiamato i vigili facendo scattare l'arresto a cui il 49enne aveva reagito con furia, sferrando un pugno a un agente e lanciandogli addosso una sedia. Di qui la terza imputazione, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. L'uomo era poi stato giudicato con rito abbreviato e condannato in primo grado dal gup Silvana Petromer a 2 anni e 4 mesi di reclusione per tutti e tre i reati, nonostante la stessa accusa ne avesse chiesto l'assoluzione per l'ipotesi di estorsione. Ieri i giudici della terza corte d'appello hanno parzialmente riformato la sentenza, riconoscendo la parziale assoluzione e rideterminando la pena in 2 anni, 3 mesi e 10 giorni di carcere.
Nel frattempo l'imputato si è detto felice di essere in comunità, dove ha potuto riprendersi, e si è scusato: «Ero bevuto, ora sono bravo», ha fatto sapere alle parti in causa. Il legale in ogni caso ha preannunciato il ricorso in Cassazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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