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La chiesa, gli 007 e tanti errori Il processo Claps a rischio farsa

La chiesa, gli 007 e tanti errori  Il processo Claps a rischio farsa

A Potenza c’è una chiesa sommersa dal fango. Eppure qui non c’è stata nessuna alluvione: il Basento (il fiume che attraversa la città) non fa paura e - se non fosse per la puzza che esala - nessuno si accorgerebbe di lui. A Potenza sono altre le cose che fanno paura e di cui è impossibile non accorgersi. Come, ad esempio, la tragedia di Elisa che (chiediamo scusa alla famiglia Claps) rischia di trasformarsi in farsa.
LA CHIESA SBARRATA

DA VENTI MESI
Il portone della Santissima Trinità è sbarrato ormai da 20 mesi, esattamente dal 17 marzo 2010 quando venne ritrovato nel sottotetto della stessa chiesa il cadavere di Elisa Claps, ammazzata 17 anni prima dopo aver incontrato Danilo Restivo; una chiusura-record che ha pochi precedenti nella storia dei sequestri giudiziari. Intanto attorno alla cattedrale la melma è salita: un acquitrino paludoso alimentato dalla pioggia nera di coscienze sporche. Già, perché nella brutta storia di Elisa «il più pulito c’ha la rogna», come si dice da queste parti. E nessuna categoria, purtroppo, è indenne da gravi responsabilità: inquirenti (del passato e del presente), clero, mezzi di informazione, semplici cittadini (nella versione delle tre scimmiette - non vedo, non sento, non parlo - per non parlare dei testimoni che mentivano sapendo di mentire). L’unica che può camminare a testa alta è la famiglia Claps, sempre degnamente - e dignitosamente - rappresentata dai volti di Gildo e Filomena: fratello e madre di una ragazza di 16 anni semplice e onesta uccisa 18 anni fa, ma ancora in attesa di giustizia.
LA 007 CHE FACEVA

STRANE DOMANDE
Oggi, finalmente, a Salerno inizia il processo con rito cosiddetto «abbreviato» a Danilo Restivo, unico indagato per un omicidio consumato la domenica mattina del 12 settembre 1993. Da allora sono trascorsi 18 anni. Invano. E il sospetto - terribile - è che per tutto quel tempo in molti siano stati al corrente del segreto della Trinità. Senza però aprire bocca. Un dramma nel dramma. Con un tocco finale dai contorni che rendono il tutto ancora più inquietante: il presunto interessamento nel giallo di Elisa di un agente dei servizi segreti, arrestato pochi giorni fa nell’ambito dell’inchiesta «Toghe lucane bis». Gildo Claps oggi ricorda: «Quell’uomo mi faceva un mucchio di domande, chiamandomi negli orari più assurdi...».
LA MAMMA DI ELISA

E IL SACERDOTE RETICENTE
La mamma di Elisa, nell’ultima puntata di Chi l’ha visto?, ha puntato il dito contro un prete «dalla coscienza più nera della tonaca che indossa», precisando però di non riferirsi a don Mimì, l’ex parroco della Trinità deceduto anni fa e ingiustamente accusato di «sapere qualcosa». No, il «prete nero» indicato dalla signora Filomena è vivo e vegeto e «tutti sanno chi è».
IN AULA CI SARÀ SOLO

IL «FANTASMA» DI DANILO
Davanti al Gup di Salerno ci sarà solo il «fantasma» di Danilo Restivo. Ha rinunciato al dibattimento e non sarà in aula, sia di persona sia attraverso la videoconferenza. Restivo, già condannato all’ergastolo in Inghilterra per l’omicidio della sarta Heather Barnett, eviterà così - in caso di condanna - un secondo ergastolo. La pena massima cui può essere condannato ora a Salerno è infatti di 30 anni di reclusione, che non saranno mai scontati in Italia. La magistratura salernitana - nel momento clou dell’inchiesta sul caso Claps - si è infatti clamorosamente «battere sul tempo» dai colleghi britannici che, in meno di un anno, hanno chiuso indagini e processo ai danni di Restivo.
LA FAMIGLIA CLAPS:

«COPERTURE E DEPISTAGGI»
Il nome di Danilo Restivo, oggi 43enne sposato con una inglese, compare da subito negli atti giudiziari. È l’ultima persona, quel 12 settembre 1993, ad aver incontrato la 16enne studentessa di liceo con la quale aveva appuntamento nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Si è sempre difeso, però, dicendo di averle parlato e di averla lasciata andare via, anche se non riesce a dare spiegazioni convincenti di particolari quali la ferita alla mano che si fece medicare al pronto soccorso dell’ospedale di Potenza poche ore dopo la scomparsa di Elisa.

«Restivo ha sempre goduto di coperture, depistaggi e favori», giura la famiglia Claps.

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