Filosofo, scrittore, docente prima a Parma poi all’Università Cattolica e al «San Raffaele» di Milano, Giovanni Reale è uno degli studiosi italiani che più ha riflettuto sulle radici spirituali dell’Occidente. Cattolico senza fondamentalismi, rispettoso della Chiesa senza ipocrisie. Ha 80 anni e non ha mai smesso di porsi domande sull’Uomo e su Dio.
«Sto traducendo ex novo le Confessioni di Sant’Agostino e solo ora, con l’età che ho e dopo 60 anni che leggo questo libro, ho l’impressione di riuscire a capirlo. Un testo unico, che parla ancora molto all’uomo di oggi».
E la Chiesa? Sa ancora parlare all’uomo di oggi?
«Con difficoltà. L’uomo dal punto di vista psicologico ha perso l’essenza della saggezza greca, che predicava il principio del “nulla di troppo”: nulla di troppo “tanto” e nulla di troppo poco. L’uomo di oggi invece è incontentabile, vuole sempre troppo per sé e dà sempre troppo poco agli altri. E dal punto di vista culturale, poi, l’uomo si è creato due nuovi idoli, uno più pericoloso dell’altro: lo scientismo e il tecnologismo, cose diverse dalla Scienza e dalla Tecnica. Le seconde sono cose grandiose che offrono enormi vantaggi, i primi sono mostri che pretendono di sostituirsi a Dio. Così l’uomo contemporaneo è sempre più confuso, e la Chiesa fa sempre più fatica a parlargli».
Ma anche per l’uomo è più difficile dare credito alla Chiesa, travolta da scandali finanziari, sessuali, politici... La Chiesa è diventata troppo mondana?
«A diventare sempre più mondana non è la Chiesa, ma una parte della Chiesa. È innegabile che ci siano ecclesiastici corrotti e privi di spirito cristiano. Ed è innegabile che la Chiesa debba stare meno dentro il “Palazzo” e di più tra la gente. Ma non bisogna pensare che questo aspetto rappresenti tutta la Chiesa. Sotto la lente di ingrandimento con cui giornali e tv guardano le cose, tutto diventa gigante. E si tende a generalizzare. Ci sono preti pedofili, preti immorali, preti ladri. Vero. Ma tutti gli altri preti? Che vita fanno? Sono i più disprezzati, i meno stimati, i più criticati. Molti perdono la fiducia in se stessi perché non ne ricevono dagli altri: se hanno una fede forte ricevono aiuto da Dio, altrimenti è facile che si perdano».
Sono sempre di più gli uomini di Chiesa che si perdono.
«E la Chiesa è sempre più sotto attacco. Prenda il caso don Verzé. Io sono d’accordissimo nel condannare i suoi errori, che ci sono stati e sono gravi. Ma nel raccontare la faccenda, si è messo in evidenza solo il male nascondendo il bene. Lui ci ha lasciato l’Università, l’ospedale, ha fatto molte cose buone. Senza che ciò sia una giustificazione alle sue azioni, non si può negare l’opera di demonizzazione messa in atto nei suoi confronti. E con la Chiesa è la stessa cosa: la si attacca con ferocia, dimenticando il bene che realizza ogni giorno. Un’azione cattiva fa sempre molto più rumore di cento buone».
Anche nel caso del «complotto criminale» contro Ratzinger e delle lotte dentro il Vaticano?
«Anche. Ripeto: è vero che nella Chiesa ci sono uomini più attaccati al potere che a Cristo. Ma è indubbio che negli ultimi tempi il giornalismo è diventato a sua volta un potere sempre più forte, forse addirittura superiore a quello politico. Non solo il “quarto potere” che controlla gli altri. Ma un potere in grado di fare cadere gli altri, o almeno metterli in difficoltà. I media sono sempre più veloci, potenti, invasivi, ed è il motivo per il quale - pur essendoci sempre stati complotti e misteri dentro il Vaticano - questa volta il segreto in pochi giorni dalle scrivanie del Papa è arrivato sulle pagine dei giornali».
Insomma, la colpa è dei media o dei cardinali?
«I cardinali sbagliano se si occupano troppo del “mondo”, pensando che il Paradiso si possa costruire in terra: qui si deve cercare la fede, il Paradiso è da un’altra parte. E sbagliano due volte se, consci del potere dell’informazione, lo usano a proprio vantaggio. I media invece a volte usano male il proprio potere, non lavorando in modo onesto e disinteressato».
A proposito di potere. Ha ancora senso che il Papa abbia un potere temporale?
«Forse no. Il problema però non è che la Chiesa, oggi, abbia un territorio o uno Stato. Il problema, ben peggiore, è il brutto vizio, che la Chiesa non si è mai tolto, di inserirsi negli altri poteri, di entrare nella vita politica e civile degli altri Stati. Ed è un grave errore. Cristo ha detto che portava il suo Regno nel mondo, ma anche che il suo Regno non era di questo mondo. Quando la Chiesa adotta le logiche di potere di questo mondo, giudicando se una determinata legge dev’essere approvata o no, si espone a pericoli gravissimi. Gli stessi cardinali, abbagliati da questa confusione, possono commettere enormi errori».
Significa che la Chiesa deve stare zitta sulle materie morali?
«No, significa che la Chiesa deve essere propositiva, mai impositiva. Cristo si è sempre proposto, mai imposto».
Il cristiano deve fare politica?
«Ma certo, come uomo. Come cristiano deve solo testimoniare la propria fede. Il cristianesimo è una dottrina, ma è soprattutto un esempio: si propone una cosa che si ritiene giusta con il proprio stile di vita».
Essere cristiani oltre che essere difficile, è anche pericoloso: sempre sotto attacco.
«Perché dopo duemila anni è sempre più scandaloso essere cristiani».
Perché è scandaloso?
«Le faccio io una domanda: lei crede che Cristo fosse bello?».
Beh sì, così lo rappresenta l’iconografia.
«Dal Rinascimento in avanti... ed è tutta sbagliata. In realtà Cristo era brutto, lo dicono Elia e i Padri della Chiesa.
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