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Chirac: pugno di ferro nelle banlieue

Gravissima una donna ustionata in un bus dato alle fiamme a Marsiglia, dove ieri i mezzi pubblici sono rimasti fermi per protesta

da Parigi

Nessun autobus è uscito dai depositi ieri a Marsiglia. I dipendenti della società municipale dei trasporti pubblici sono sotto choc dopo la gravissima aggressione di sabato sera, quando teppisti hanno attaccato e incendiato un bus. Una donna di 26 anni è rimasta intrappolata tra le fiamme: ha ustioni su due terzi del corpo e lotta tra la vita e la morte. Si è così verificata a Marsiglia l'atroce situazione che era stata rischiata due giorni prima a Parigi, dove un uomo - bloccato tra le fiamme di un autobus incendiato da giovanissimi criminali - aveva potuto salvarsi solo rompendo un finestrino. Il presidente Jacques Chirac ha promesso il pugno duro contro i teppisti e ha promesso che i delinquenti di Marsiglia verranno assicurati alla giustizia. Rischiano trent'anni.
I bus sono diventati l'obiettivo della rivolta delle periferie. In una settimana dieci mezzi pubblici sono stati attaccati e incendiati. Il metodo è lo stesso: i teppisti incappucciati entrano a una fermata o sbarrano la strada all'autobus con un'auto posta di traverso, spargono benzina e appiccano il fuoco. Passeggeri e conducente hanno appena il tempo di scappare. I sindacati sono decisi a reagire a una situazione sempre più pericolosa per i trasporti pubblici. Si teme un'escalation della violenza con attacchi alle metropolitane e ai treni pendolari.
Il 27 ottobre è stato l'anniversario dell'inizio della «rivolta delle periferie» di fine 2005, durata tre settimane. La situazione è tesa come allora, anche se il governo ha inviato decine di migliaia di poliziotti a vigilare sulle aree più calde. Ogni notte sono date alle fiamme (soprattutto nella banlieue di Parigi) circa 300 auto e una cinquantina di persone vengono fermate dagli agenti. I poliziotti lamentano aggressioni. L'intensità degli scontri non è ancora quella di un anno fa, ma la guerriglia notturna sta riprendendo in particolare attorno alla capitale.
Rispetto al 2005, la nuova rivolta sembra identificare con allarmante chiarezza nei mezzi di trasporto pubblici il simbolo di uno Stato che si vuole attaccare, destabilizzare e magari distruggere. Questa rivolta non è ideologizzata, ma è ugualmente violentissima. A praticarla sono giovani - le cui famiglie hanno spesso origini africane e maghrebine - che detestano le istituzioni.

Nelle località «sensibili» della banlieue parigina e delle altre periferie sono pochi i simboli dello Stato ancora ben visibili: le Poste e persino i commissariati sono sempre più assenti. Restano le scuole - il principale obiettivo della rivolta dello scorso anno - e, appunto, i bus.

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