Chiti, Erba e Sepe protagonisti a «Scritti di scena»

Entra nel vivo la rassegna di drammaturgia dedicata al legame tra testo e palcoscenico

Le numerose rassegne di drammaturgia contemporanea che si svolgono in questo periodo sembrano contraddire, con innegabile energia, lo scetticismo di quanti lamentano una situazione di stallo e di atrofia. Anche perché, in molti casi, pongono sul tappeto una questione cruciale, e cioè: esiste una drammaturgia di testi scritti che, per così dire, possiamo «imparentare» alla letteratura, ma esiste pure una drammaturgia «scenica» che riguarda più da vicino il lavoro di registi e attori. Nasce, ad esempio, proprio con l’intento di mostrare esiti artistici che siano emblematici di questa poliedrica «organicità» del teatro la vetrina «Scritture di scena», organizzata dall’Eti e dall’Atcl e in programma fino al 9 giugno in diversi spazi del territorio. Spazi che, pur in modo molto differente l’uno dall’altro, testimoniano quella vocazione al nuovo e alla ricerca che anima da sempre la civiltà dello spettacolo.
Ecco dunque che, mentre al teatro J. P. Velly di Formello i riflettori si sono accesi (già dai primi di marzo) su titoli ad uso e consumo dei più piccoli, La Comunità diretta da Giancarlo Sepe, la neonata sala di Tor Bella Monaca e il teatro Cafaro di Latina sono stati scelti per ospitare una rosa di nuovi lavori (e non mancano alcune significative riprese) firmati da autori e registi più che accreditati.
Al momento, dei tre cartelloni messi a punto, ha preso il via solo quello della storica «cantina» di Trastevere (Latina apre l’11 aprile, Tor Bella Monaca il 4 maggio), segnale quanto mai sintomatico di un bisogno di guardare all’oggi e al domani senza smarrire l’importante via indicata dal passato. Dopo Volare di Dario D'Ambrosi, dedicato al complesso tema della simbiosi tra la vita e la morte, è ora la volta di un drammaturgo-regista arguto, prolifico e corale come Ugo Chiti che propone uno spaccato contadino popolato di echi biblici e di immagini ancestrali. Genesi - i ribelli si intitola questa affascinante produzione che, facendo leva su un dialetto musicale ed evocativo, rilegge undici episodi dell’Antico testamento (si parla di Caino, Noè, Lot, la torre di Babele) per tradurli in una sconsolata metafora di quei sentimenti eterni (amore, solitudine, ribellione, dolore) che puntellano sin dagli esordi la storia dell'umanità (in scena da stasera al 2 aprile).
La sezione trasteverina di «Scritti di scena» proseguirà poi con altri interessanti appuntamenti. Il 4 aprile, ad esempio, debutta Anna Cappelli di Annibale Ruccello nella versione «sdoppiata» di Marinella Manicardi (anche interprete insieme con Alessandra Frabetti).

Il 4 maggio torna sulle scene capitoline il bel testo di Edoardo Erba Maratona di New York (regia di Ninni Bruschetta) e, infine, al 30 maggio è fissata la prima dell’ultimo allestimento del «padrone di casa» de La Comunità: si intitola La casetta e, nelle intenzioni dello stesso Sepe, questo suo nuovo spettacolo intende concretizzare in scena «il rifugio fisico di chi vuole fare e non di chi pensa e non vuole sporcarsi le mani». Info: 06-5817413.

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