Chiusa l’inchiesta sulla 194: si interverrà sui consultori

da Roma

La scelta dell’aborto riguarda donne sempre più giovani, 16 anni di media, e per lo più straniere. Non è necessario cambiare la legge sull’aborto ma ci sono evidenti carenze nella sua attuazione. È pronta la relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva sull’applicazione della 194 condotta dalla commissione Affari sociali della Camera. La relazione, presentata dal presidente di commissione, Giuseppe Palumbo, di Forza Italia, verrà messa ai voti entro giovedì prossimo.
«I risultati più evidenti riguardano la parziale applicazione degli articoli 2 e 5 della 194, - spiega Palumbo - ma anche la denuncia dei consultori che ci hanno riferito come, da quando dipendono dalle Asl, non funzionino più a dovere». Dunque, come si dice da sempre, il problema riguarda il funzionamento dei consultori e la prevenzione. Non viene seguita a sufficienza l’indicazione contenuta nell’articolo 5 dove si chiede di aiutare la donna «a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza». Palumbo spiega che non intende modificare in alcun punto questa bozza di relazione: «Altrimenti non la firmo». Un lavoro che la maggioranza giudica utile alla luce dei risultati ottenuti e che invece il centrosinistra liquida come «un buco nell’acqua».
Soddisfatti i centristi dell’Udc che avevano chiesto l’indagine. «Vengono confermati in larga parte i dubbi sulla cattiva applicazione della legge», dice Luca Volontè, capogruppo Udc a Montecitorio. «È bene - aggiunge - che i nostri avversari non cantino vittoria: il documento che verrà votato giovedì confermerà le nostre preoccupazioni, che spero siano di tutti. Occorre evitare il numero alto di aborti e tutelare la vita e la salute delle donne». La relazione evidenzia dunque le carenze dei consultori il cui rilancio però è condizionato anche dalla necessità di risorse finanziarie aggiuntive. Non è ancora stato raggiunto l’obiettivo di un consultorio ogni 20mila abitanti nel meridione. Il suggerimento è quello di rendere il passaggio nei consultori «un filtro obbligatorio», sarebbe possibile prenotare l’intervento soltanto attraverso questa struttura. Viene proposta anche la presenza di mediatori culturali nei consultori per l’alta presenza di immigrate che richiedono l’aborto.
La relazione poi mette a punto quello che deve essere il ruolo del volontariato. «Nel rispetto del pluralismo culturale deve svolgere un ruolo di ausilio nell’ambito della rete dei servizi a tutela della maternità responsabile», è scritto nel documento. Si propone quindi di definire «in sede di convenzione» i compiti affidati a queste associazioni «per assicurare che la scelta della donna avvenga in piena autonomia e nella piena consapevolezza di tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento». Infine la proposta di un’intesa a livello di Conferenza Stato Regioni per modificare il questionario trimestrale già utilizzato per la rilevazione statistica dei casi. Richiesta già avanzata dal ministro della salute, Francesco Storace.
«La relazione conclusiva dimostra l’inutilità dell’indagine», è il commento di Rosy Bindi, parlamentare della Margherita ed ex ministro della Sanità.
Alla Bindi ribatte Carla Castellani di Alleanza nazionale. «Questa indagine non è stata affatto inutile soprattutto perché è emerso che questa legge non è applicata nella sua interezza - spiega la Castellani -. Inoltre dalla relazione finale del presidente Palumbo si evince come sia fondamentale rilanciare il consultorio».
Anche sottosegretario alla Salute Domenico Di Virgilio rileva l’importanza dell’indagine che ha evidenziato carenze nell’applicazione della 194. E non solo.


«È stata messa in luce anche la carenza di rilevazione statistica sull'applicazione della legge 194, che attualmente non è in grado di scattare una foto reale della situazione italiana - insiste Di Virgilio -. La relazione poi contiene proposte concrete in senso positivo, vicine alle esigenze delle donne, specie nella fase della prevenzione».

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