Chiusa scuola islamica nella moschea di Segrate

Blitz dei carabinieri al centro di via Cassanese: trenta bambini facevano lezione in un istituto abusivo

Gioia Locati

Un’altra scuola abusiva islamica è stata scoperta ieri a Segrate. I carabinieri del nucleo informativo di Milano e della stazione di Segrate hanno fatto irruzione nei locali del centro culturale islamico in via Cassanese 1 insieme con i tecnici della Asl di Melzo e i responsabili dell’ufficio tecnico comunale. Hanno trovato una trentina di bambini di età compresa fra i 5 e i 10 anni, suddivisi in due aule, da una parte i maschi e dall’altra le femmine, ciascun gruppo seguito da una maestra araba. Le lezioni - che secondo le segnalazioni arrivate ai militari si svolgevano da qualche settimana - sono state fatte in locali non adatti a ospitare bambini e non a norma. Aule senza riscaldamento (gli alunni erano tutti ben coperti, qualcuno con il piumino e con maglioni pesanti), senza bagni, con un impianto elettrico fatiscente e fili scoperti. Subito è partita la diffida da parte del sindaco di Segrate Adriano Alessandrini: «Questo posto è sprovvisto di autorizzazione comunale e ministeriale. Abbiamo riscontrato irregolarità gravi dal punto di vista igienico-sanitario». Contemporaneamente è scattata la denuncia dei carabinieri alla magistratura: i genitori dei ragazzi dovranno rispondere dell’articolo 731 del codice penale, sull’inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori.
Dopo tre settimane di indagini e appostamenti gli investigatori hanno notato il via vai degli alunni. I bambini, per la maggior parte egiziani, raggiungevano il centro di via Cassanese tutte le mattine alle 8.30 a bordo di uno scuolabus e vi rimanevano fino alle 13.30. Dalle prime informazioni sembra che gli studenti provengano da Segrate e dai paesi vicini, qualcuno potrebbe risiedere nella periferia ovest di Milano. Il centro culturale gestito dall’associazione «Arrissalah» è a due metri dalla moschea (che è però in territorio milanese), entrambi sono diretti dall’Imam Abu Shwaima. Dopo l’irruzione dei carabinieri e del personale comunale le maestre hanno dichiarato di prestare la propria opera come volontarie e di preparare i bambini all’esame di cultura araba. Il centro culturale di Segrate è incorso in passato in contravvenzioni di altro tipo. «Abbiamo dato multe per come veniva macellata la carne, senza rispettare le nostre norme igieniche e perché era stata creata una rivendita abusiva. Mai per una scuola fuori legge» ha testimoniato il sindaco.
È di ieri la notizia piombata negli uffici del Csa, ex provveditorato: dopo le annunciate lezioni di istruzione paterna nell’ex scuola Enaip di Lambrate alcune famiglie avrebbero espresso la volontà di ritirare i propri figli dalle scuole pubbliche per iscriverli a questi corsi. «Dopo tanta fatica e dopo aver portato 150 bambini nelle nostre scuole questo è il risultato - è il commento amaro dell’assessore all’educazione Bruno Simini -. La verità è una sola: queste famiglie non vogliono integrarsi.

E le lezioni di istruzione paterna sono la loro scusa: chi dirà qualcosa se non sosterranno l’esame di italiano? Nessuno, così potranno continuare a non frequentare la scuola. E avranno la scusa per gli anni che verranno. Trovo allucinante che ci sia una “sponda” italiana in tutto questo».

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