Cultura e Spettacoli

«Chromophobia»: volti noti, film inutile

da Cannes
Ancora una volta Penélope Cruz muore sullo schermo. Ancora una volta recita in un film velleitario, presentato ieri fuori concorso al Festival, Chromophobia, di Martha Fiennes, sorella di Ralph, che è uno degli interpreti principali, mentre il marito George Tiffin dirige la fotografia. Chromophobia è dunque l’opera di una famiglia inglese dello spettacolo che racconta di una famiglia inglese dell’aristocrazia.
Che cosa c’entra un’attrice come la Cruz nella vicenda? Non ha una pelle abbastanza chiara e una pronuncia abbastanza inglese per essere ammessa non solo fra i nobili, ma nemmeno fra la gentry.
Infatti qui, col suo faccino ancillare sempre imbronciato, interpreta una prostituta spagnola a Londra, per giunta malata terminale, ma sostenuta dalla generosità dell’assistente sociale e angelo biondo Rhys Ifans.
Questa Violetta iberica in terra d’Albione ha dato una figlia a Ian Holm, che figura da nobile suocero di Kristin Scott Thomas, a sua volta moglie irrequieta del giovane legale Damian Lewis e amica dell’esteta Ralph Fiennes, già amante del giornalista Ben Chaplin, a sua volta coinvolto dal suo giornale in un’inchiesta poco onorevole...
Costruito come una telenovela patinata, concatenando ambienti e ceti di solito uniti solo da rapporti gerarchici, Chromophobia è la tipica chiusura del Festival nello stile Jacob, uno di quei film messi in rassegna per dare una vetrina a chi li ha pagati, a condizione che mandi in cambio a Cannes qualche attore noto.
La conferenza stampa è stata dunque affollata di nomi e priva di interesse. Con una tribuna quasi più affollata - a parlare erano nove fra attori, produttori e regista - della platea, ognuno diceva quant’era stato contento/a di aver lavorato con gli altri; quant’aveva atteso di ricevere una sceneggiatura così (scritta dalla Fiennes, presente); quant’era contento d’essere al Festival ecc.
Nell’arte qui inglese, ma di solito americana, dell’autoincensamento promozionale collettivo a uso stampa, la Cruz - che ormai vive in California - ha brillato per aver detto a pappagallo tutto quel che s’era preparata, incluso l’annuncio che a luglio comincerà un nuovo film di Almodóvar, del quale non era però autorizzata a rivelare il soggetto.
Costernati al pensiero di restare esclusi da tanta rivelazione sui piani del «maestro» spagnolo alcuni giornalisti; infastidita la Scott Thomas di fiancheggiarla solo per vedere i fotografi brulicarle intorno e ignorare lei. Più divertente delle risposte banali, sono le domande assurde che escono dei giornalisti di mezzo mondo. Ma non è un fenomeno solo di Cannes. Al Festival di Berlino è anche peggio; è meglio a Venezia, ma solo perché i giornali stranieri che seguono la Mostra ormai sono pochi.


Tornando a Chromophobia, Martha e Ralph Fiennes avevano già collaborato in Onegin, dimostrando anche allora (1999) di saper organizzare un film, non di dare una ragione per vederlo.

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