Un ringraziamento in dollari sonanti (l’ammontare sarà definito e comunicato nei prossimi giorni) per l’impegno profuso, «il riconoscimento per una performance straordinaria: Chrysler sarà in attivo nel 2011 e dobbiamo ripagare i nostri dipendenti per questo». Sergio Marchionne, nell’illustrare i dati di bilancio 2010 della casa automobilistica americana e le stime per l’anno in corso, non si è dimenticato delle tute blu che hanno appoggiato il suo progetto, accettando i sacrifici che la situazione imponeva.
E ieri è arrivato dall’amministratore delegato un importante segnale di attenzione: «Voglio esprimere la mia gratitudine a tutti - ha spiegato in una e-mail inviata a tutto il personale - per il duro lavoro svolto; in un momento in cui la società fa passi avanti per raggiungere gli obiettivi fissati, voglio ringraziarvi per la dedizione, la creatività e la volontà di accettare i cambiamenti senza i quali non sarebbe stato possibile raggiungere questi risultati».
È chiaro il messaggio che dagli Stati Uniti il numero della Chrysler manda a Fiom, Cgil e, più in generale, ai dipendenti del gruppo Fiat. Come a dire: «Io le promesse le mantengo, e se in Italia mi seguirete, i premi arriveranno». Fino a ieri sera nessuna reazione da Maurizio Landini e Susanna Camusso, ma anche dai sindacati che hanno deciso di condividere con Marchionne il rilancio delle fabbriche in Italia. In America si festeggia e in Italia, invece, continuano i mugugni.
Marchionne, nel presentare i dati 2010 di Chrysler (profitto operativo di 763 milioni di dollari, superiore alle stime; ricavi pari a 41,9 miliardi; perdita netta, sotto il peso di interessi per 1,228 miliardi, di 652 milioni di dollari; liquidità totale a 9,6 miliardi con un cash flow di 1,4 miliardi) ha ricordato le tappe che hanno portato alla riorganizzazione della casa automobilistica.
I 16 modelli, tra novità e rivisitazioni, presentati negli ultimi 12 mesi sono stati determinanti per il recupero d’immagine del gruppo. È la dimostrazione che, quando esiste la collaborazione dei sindacati e delle maestranze, l’accelerazione dei progetti è possibile. In Italia, invece, l’allungamento dei tempi dovuto alle polemiche sul contratto riferito alle newco, rischia di giocare a sfavore del rinnovamento della gamma prodotti dei marchi nostrani.
Nell’incontro di Marchionne con gli analisti, seguito all’approvazione dei conti 2010, è stato ribadito che nella seconda metà dell’anno la partecipazione di Fiat in Chrysler, attualmente al 25%, salirà ancora. Il Lingotto dovrebbe crescere fino al 35%, in due tranche del 5% ognuna. La prima tramite l’incremento delle vendite e dei ricavi al di fuori dell’area Nafta, e la seconda attraverso la produzione di una vettura basata sulla piattaforma Fiat. Un ulteriore aumento del 16%, che porterebbe il totale al 51%, potrebbe seguire una volta rimborsati i finanziamenti ricevuti dal governo canadese e americano.
Cnh (Fiat Industrial), intanto, chiuderà l’impianto di trattori a Dublin, in Georgia, entro marzo. La fabbrica occupa un centinaio di persone. La decisione, si legge in una nota, «è stata presa per far fronte alle necessità di business presenti e future di Cnh».
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