Chrysler: "C'è l'accordo con la Fiat". E Obama accusa i top manager

Il presidente Usa illustra il piano per salvare i colossi di Detroit. Poi sollecita Chrysler a trovare l'accordo con Fiat. E l'intesa arriva. L'americano Marchionne e il miracolo in casa Agnelli. L'ANALISI

Chrysler: "C'è l'accordo 
con la Fiat". E Obama 
accusa i top manager

Washington - Dopo l'impegno diretto del presidente Obama alla fine l'accordo è arrivato. Chrysler e Fiat andranno a braccetto. L’ad della casa automobilistica americana, Bob Nardelli, ha fatto sapere che l’accordo stipulato con la Fiat ha il sostegno del Tesoro Usa. Via libera, dunque, ai sei miliardi di dollari promessi dalla Casa Bianca.  In un comunicato il numero uno della casa di Detroit assicura personalmente tutti i clienti, rivenditori, fornitori e impiegati che la Chrysler porterà avanti "l’attività come sempre" nei prossimi trenta giorni. Riconoscendo di avere ancora importanti questioni da risolvere, Nardelli dichiara inoltre di impegnarsi a lavorare a stretto contatto con Fiat, l’amministrazione e il Tesoro Usa.

Marchionne: salvati posti di lavoro "Questa alleanza non solo permetterà a Chrysler di rafforzare la propria solidità finanziaria, ma contribuirà anche a salvaguardare posti di lavoro negli Stati Uniti". Lo afferma l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, in una nota nella quale ringrazia "pubblicamente il presidente Obama a nome di tutto il management del Gruppo Fiat per le parole di apprezzamento che ha avuto nei confronti del lavoro fatto negli ultimi cinque anni e per il suo incoraggiamento a finalizzare una solida alleanza tra Chrysler e Fiat". "Siamo fermamente convinti - dice Marchionne - che le tecnologie ecologiche e le piattaforme per vetture medio-piccole sviluppate da Fiat giocheranno un ruolo fondamentale nel ricostruire uno stretto rapporto tra i marchi del Gruppo Chrysler e i consumatori americani".

Veicoli a basso consumo Per l’amministratore delegato della Fiat l’alleanza "riuscirà ad accelerare in modo significativo gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo, portando quindi ad un più rapido rimborso dei fondi pubblici messi a disposizione della società americana". "I colloqui con la Task Force del presidente Obama - conclude Marchionne - sono stati serrati ma leali. Siamo convinti di poter conseguire un risultato che, assegnando la giusta priorità alla restituzione dei fondi dei contribuenti, darà un futuro credibile a questo settore industriale che è cruciale per l’economia. Siamo davvero felici che Fiat possa giocare un ruolo chiave in questo importante sforzo".

Terremoto nel settore auto Saltano le teste degli ad di Gm e Peugeot. Intanto, la task force, voluta dall’amministrazione Obama per monitorare la situazione del comparto automobilistico americano, ha respinto i piani di ristrutturazione dei due colossi di Detroit General Motors e Chrysler ammonendo che entrambe potrebbero essere avviate verso il fallimento per far fronte ai debiti. Ma il presidente americano, Barack Obama, accorda ulteriore ossigeno ai colossi di Detroit affinché non scompaiano: "Questo settore è l'emblema stesso dello spirito americano".

Obama soccorre i colossi di Detroit "Non possiamo, non dobbiamo e non lasceremo che la nostra industria automobilistica semplicemente svanisca. Questo settore è, come nessun altro, emblema dello spirito americano". Il presidente americano Barack Obama è stato perentorio nell'llustrare il piano per la ristrutturazione di Detroit. Il numero uno della Casa Bianca ha, infatti, spiegato che l’industria delle quattro ruote è un "pilastro della nostra economia. Ma non possiamo continuare" così. "L’industria automobilistica è in crisi a causa degli errori commessi dal management delle società ma anche da Washington". E la Casa Bianca offrirà a General Motors 60 giorni per mettere a punto un nuovo piano di taglio costi. In questo arco di tempo l'amministrazione dovrà assicurare il capitale necessario per mantenere l’operatività del gruppo automobilistico, oltre a lavorare a stretto contatto con la casa automobilistica.

L'accordo Chrysler-Fiat Pressing stretto anche su Chrysler che, secondo la Casa Bianca, "ha bisogno di un partner" per sopravvivere. Proprio per questo Obama ha concesso alla più piccola delle tre sorelle di Detroit 30 giorni per finalizzare un accordo con Fiat. E l'accordo alla fine è arrivato. L’inquilino della Casa Bianca ha aggiunto che "abbiamo raggiunto un'intesa in modo da garantire che la Chrysler rimborserà i contribuenti per tutti i nuovi investimenti che saranno stati fatti prima che la Fiat venga autorizzata a prendere una quota di maggioranza nella Chrysler".

Bancarotta non esclusa La cura Obama non sarà, però, all'acqua di rose. La Casa Bianca non intende infatti far piovere soldi e fissa, così, paletti e condizioni ben precisi che le tre sorelle sono costrette a rispettare. Secondo Obama, infatti, General Motors e Chrysler hanno bisogno di "un nuovo inizio". "Questo potrebbe significare il ricorso al codice della bancarotta come meccanismo per assicurare una ristrutturazione più forte", ha detto il presidente americano sottolineando di riferirsi a un’ipotesi di bancarotta assistita dal governo, e non un "processo in cui la società viene scomposta in singole, parti, venduta e non esiste piu".

Rivoluzione ai vertici di GM L'amministratore delegato di General Motors, Rick Wagoner, lascia il timone della società su richiesta della Casa Bianca. Come precondizione per la concessione di nuovi aiuti in favore del colosso di Detroit, l'amministrazione Obama ha chiesto e ottenuto la testa di Wagoner, che dice addio dopo otto anni come amministratore delegato e un'intera carriera (dal 1977, anno in cui è uscito dalla Harvard Business School) spesa in Gm. Nuovo ad è Fritz Henderson, già presidente e direttore generale, mentre il consigliere Kent Kresa, ex presidente e ad di Northrop Grumman, è presidente ad interim. Il colosso di Detroit ha anche annunciato un rimpasto in cda, con la nomina di nuovi consiglieri che rappresenteranno la maggioranza. Secondo le fonti dell’amministrazione, Gm non ha rispettato le promesse fatte in in cambio del prestito da 13,4 miliardi già ottenuto, ma le prospettive per il gruppo sono buone, grazie al suo brand globale e al suo potenziale nella ricerca. Washington confida che Gm possa mettere insieme un piano che le consenta di tenere aperte le linee produttive nei prossimi anni ed è pronta a lavorare al fianco della società.

Streiff lascia la Peugeot La notizia dell'addio di Wagoner arriva a poche ore dalla caduta di un'altro big dell'industria automobilistica: sull'altra sponda dell'Atlantico Peugeot annuncia l'uscita dell'amministratore delegato Christian Streiff: "Date le straordinarie difficoltà a cui l'industria automobilistica si trova a far fronte, il board ha deciso all'unanimità che un cambio della leadership era necessario", spiega il presidente del cda Thierry Peugeot. Gli addii di Wagoner e Streiff seguono il cambio della guardia annunciato in casa Toyota dove, dopo una lunga parentesi di 14 anni, la famiglia Toyoda torna al timone dell'azienda con Aiko Toyoda che assumerà l'incarico di ad da giugno. Gm chiede al governo ulteriori 16,6 miliardi oltre ai 13,4 già incassati. In cambio dei nuovi fondi pubblici Gm propone una drastica cura dimagrante: un taglio di 47mila posti di lavoro, la chiusura di diversi impianti, e la vendita di diversi marchi fra i quali Saturn e Hummer.

Chrysler chiede al governo 5 miliardi di dollari: nel piano di ristrutturazione presentato la più piccola delle tre sorelle di Detroit dipinge due scenari: uno basato sulla potenziale partnership con Fiat (al Lingotto andrebbe il 35% di Detroit in cambio di tecnologia) e l'altro come società stand alone

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