«Chrysler prepara le sue “piccole”»

da Milano

Pochi mesi fa è avvenuta la separazione di Chrysler dal gruppo Daimler. Come vanno le cose?
«Ad agosto è nata Chrysler Italia - risponde Andrea Badolati, amministratore delegato di Chrysler Italia (oltre 19.800 unità consegnate tra gennaio e novembre nel nostro Paese, con una crescita del 5,6%) - e posso dire che il mercato ci sta riservando molte soddisfazioni. I volumi sono in aumento di circa il 6%, con punte che hanno toccato il 10 per cento. Merito dei nuovi prodotti: Jeep vanta in gamma sette Suv, Dodge annovera Caliber e Nitro, Chrysler con la nuova Sebring entra nel segmento delle “sedan”. Tra marzo e giugno del 2008 arriveranno altre novità, come i nuovi Grand Voyager, Jeep Cherokee e Dodge Journey, un Mpv».
Intanto il piano di riorganizzazione varato dalla casa madre ha tagliato alcuni modelli...
«Il gruppo ha deciso di rinunciare a Crossfire, Pt Cruiser Cabrio, Dodge Magnum e Pacifica. Tutti modelli che, comunque, non impattano sul mercato italiano».
Una volta c’era la Neon, vettura compatta prodotta da Chrysler. Ci sarà ancora spazio per vetture del genere, magari più piccole?
«Il fondo Cerberus, proprietario di Chrysler, crede molto nella collaborazione con la cinese Chery. L’intento è quello di poter sviluppare con loro modelli sui pianali A e B, cioè quelli che originano vetture dei segmenti più bassi, come city-car e utilitarie. In questo modo contiamo di fare del marchio Dodge un protagonista nell’offerta di prodotto che, proprio in Italia, vale una considerevole fetta del mercato».
Dalle meganozze, ora finite, con i tedeschi di Daimler ad accordi mirati con altri partner...
«Si è passati, in generale, da uno scenario che privilegiava il grande dimensionamento industriale a una nuova visione dove prioritario è massimizzare sinergie e partnership. E aggiungo anche che la vera sinergia si chiama economia di scala, il resto conta poco».
La svolta è coincisa con l’arrivo di Cerberus...
«La nuova proprietà ha fatto molto in questi primi mesi: innanzitutto noi manager lavoriamo in una Chrysler senza debito. Nuova è anche la metodologia di lavoro: c’è più vision rispetto al passato. Il lavoro di Cerberus è comunque tipico di chi investe e si attende ritorni che passino attraverso il mercato».
Europa e Stati Uniti, per voi, continuano a viaggiare con due velocità. Mentre restano le difficoltà Oltreoceano, nel Vecchio continente la situazione è positiva. L’Italia, tra l’altro, rappresenta per Chrysler il primo mercato dopo quello nordamericano...
«In America sono state prese decisioni anche sofferte, come quella di ridistribuire la capacità produttiva in relazione alla situazione che sta vivendo il mercato automobilistico. Nel resto del mondo il quadro cambia e c’è molto slancio anche nelle aree emergenti. Chrysler prevede di essere presente con prodotti specifici nei segmenti dove in questo momento è assente».
E Viper?
«Ne continuiamo a vendere una ventina ogni anno. Viper resta l’icona del marchio Dodge in termini di prestazioni e sportività.

E sempre Viper ha ispirato il concept Dodge Demon che potrebbe trasformarsi in qualcosa di più concreto».
Incentivi: qual è la sua posizione?
«Se si cerca uno scenario che privilegi ecologia e sicurezza, non vedo perché non debbano essere estesi anche a una scelta che interessi Suv e Mpv».

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