Chrysler risorge e fa volare i conti di Fiat

Chrysler torna in utile dopo anni di passivo e traina i conti dell’intero gruppo Fiat oltre le attese. E Sergio Marchionne ne trae la morale: gli stabilimenti italiani devono diventare «flessibili» come quelli statunitensi. «Siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto. Siamo soddisfatti dei risultati: è stato un anno eccezionale per Chrysler», afferma l’amministratore delegato del Lingotto. Il marchio Usa chiude dunque il 2011 con un utile netto, il primo dal 1997, di 183 milioni di dollari, contro il rosso per 652 milioni del 2010. E per il 2012 Marchionne si è detto «ottimista», dopo le vendite di gennaio, cresciute del 44% su base annua.
Senza l’apporto di Chrysler, consolidata per il periodo giugno-dicembre, i conti Fiat sarebbero in pareggio. Unite, invece, hanno raggiunto o superato tutti gli obiettivi, con 4 milioni di auto consegnate: i ricavi e il risultato della gestione ordinaria, rispettivamente pari a 59,6 miliardi(con un contributo di Auburn Hills pari a 23,6 miliardi) e a 2,4 miliardi, sono stati «significativamente al di sopra dei target nonostante condizioni di mercato disomogenee e particolarmente deboli in Europa nella seconda metà dell’anno», commenta una nota del Lingotto. E a proposito di Europa Marchionne ha affermato, durante l’incontro con gli analisti, di essere «aperto» a discutere per un terzo partner di Torino e Auburn Hills.
Mentre all’Italia ha riservato parole severe: «Stiamo lavorando per aggiustare in modo permanente il sistema produttivo italiano» con l’obiettivo di «raggiungere per la produzione negli stabilimenti europei la stessa flessibilità che abbiamo negli Stati Uniti». Se le stime sui volumi saranno confermate, comunque, non ci saranno altre chiusure dopo quella «dolorosa ma necessaria» dello stabilimento di Termini Imerese.
Tornando ai risultati, il margine sui ricavi del Lingotto ha raggiunto il 4% e l’utile netto è stato pari a 1,7 miliardi (0,7 miliardi al netto delle componenti atipiche). L’indebitamento netto industriale si è ridotto a 5,5 miliardi di euro in linea con i target, mentre la liquidità disponibile è robusta a 20,7 miliardi, «ben al di sopra dei target», si legge sempre nel comunicato. Il consiglio d’amministrazione intende proporre un dividendo totale di 40 milioni di euro per le azioni privilegiate e di risparmio: la cedola sulle azioni ordinarie non sarà distribuita per «mantenere la liquidità», ha spiegato lo stesso Marchionne. Il mercato l’ha presa bene: Fiat +5,02% e Fiat Industrial +3,47%.
Per il 2012 il gruppo stima ricavi superiori a 77 miliardi, utile della gestione ordinaria tra 3,8 e 4,5 miliardi, utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi, indebitamento netto industriale tra 5,5 e 6 miliardi.
Prima volta da sola per Fiat Industrial: il 2011 «è andato piuttosto bene» ha detto Marchionne presentando i risultati annuali della società che unisce i macchinari per l’agricoltura e le costruzioni di Cnh e Iveco. I ricavi ammontano a 24,3 miliardi (+13,8%), l’utile della gestione ordinaria a 1,7 miliardi e l’utile netto è quasi raddoppiato, a 701 milioni. Tanto che se Fiat Spa e Industrial fossero ancora insieme il risultato sarebbe il migliore della storia del gruppo.
Tasso di crescita a doppia cifra per i marchi di lusso: Ferrari ha realizzato ricavi pari a 2,3 miliardi, in aumento del 17,3% rispetto al 2010, mentre i ricavi di Maserati sono in linea con il 2010 a 588 milioni. Ma la quotazione del Cavallino per ora è esclusa: «è un obiettivo, un’opzione da realizzare al momento adeguato», ha detto Marchionne.

E subito dopo l’ad si è diretto al Lingotto per il primo incontro con i sindacati firmatari dell’accordo del 13 dicembre: assente quindi la Fiom. Ha confermato che a Mirafiori saranno prodotti due nuovi modelli destinati ai mercati internazionali, il primo nel dicembre 2013, a regime 280mila vetture all’anno.

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