"Chrysler è tornata. È solo l’inizio"

Marchionne ripaga la fiducia di Obama presentando un gruppo risanato. Pronte 16 novità, tra cui la 500. Poi lo sbarco in Borsa. "Continuiamo a produrre cash e la liquidità resta forte"

«Trasformeremo la Chrysler in un gruppo esuberante e competitivo. In soli 16 mesi la compagnia sta consegnando 16 prodotti completamente nuovi o aggiornati, con in testa il nuovo Jeep Grand Cherokee e inclusa la Fiat 500 che segna il ritorno del marchio italiano negli Usa e in Canada. E siamo solo all’inizio».
È un Sergio Marchionne raggiante quello che ieri, concluso il consiglio di amministrazione sui conti del terzo trimestre, ha affrontato la comunità finanziaria americana. E se negli Stati Uniti il clima politico è mutato con le elezioni di metà mandato, a chi gli ha posto il problema (il suo progetto di acquisizione della Chrysler senza l’esborso di un dollaro da parte della Fiat ha trovato in Barack Obama il sostenitore fondamentale), Marchionne ha replicato che «non sono cambiate le prospettive del gruppo di Torino per quanto riguarda l’America né l’impegno a ricostruire la Chrysler. Siamo a nostro agio e siamo fiduciosi del fatto che stiamo facendo la cosa giusta e non ci faremo distrarre da fattori esterni».
Marchionne, comunque, continua a ripagare la fiducia accordatagli da Obama con risultati positivi e stime improntate all’ottimismo: nel 2011 la Chrysler ritiene di vendere «oltre 2 milioni di vetture», ha evidenziato il top manager, sottolineando che «il giro d’affari atteso per il nuovo anno è di 52,5 miliardi di dollari, mentre l’utile operativo dovrebbe attestarsi tra 1,6 e 2,4 miliardi di dollari». Confermato anche lo sbarco a Wall Street sempre nel 2011, come dai piani: «Stiamo facendo un enorme lavoro per preparare un’ipo per il 2011». Sono state inoltre riviste al rialzo le stime per l’anno in corso: l’attesa, per la fine di dicembre, è ora di un giro d’affari netto di circa 42 miliardi di dollari (la precedente previsione era tra 40 e 45 miliardi), un utile operativo intorno a 700 milioni e 500 milioni di flusso di cassa positivo.
«Siamo usciti da un buon trimestre, continuiamo a produrre cash e la liquidità resta forte», ha rassicurato l’amministratore delegato che divide da più di anno il suo tempo tra l’ufficio di Torino, quello di Auburn Hills, nel Michigan, senza contare tutte le trasferte che lo portano in continuazione in giro per il mondo. Il gruppo a stelle e strisce ha infatti archiviato il periodo luglio-settembre con un utile operativo di 239 milioni di dollari, in aumento di 56 milioni rispetto al trimestre precedente. I ricavi sono saliti a 11 miliardi (il 5,2% in più rispetto ai 10,5 miliardi di dollari del secondo trimestre) e le perdite nette sono scese a 84 milioni, contro i 172 del periodo aprile-giugno 2009. Al 30 settembre, il contante disponibile era pari a quota 8,26 miliardi di dollari, portando la liquidità totale a 10,5 miliardi. Per il quinto mese consecutivo, poi, la Chrysler ha visto crescere la propria quota di mercato, salita al 9,6% negli Stati Uniti (dal 9,4% dei tre mesi precedenti e dall’8% del 2009).
La prossima settimana, intanto, la versione definitiva della Fiat 500 sarà esposta al Salone di Los Angeles, pronta per il lancio nelle concessionarie che sarà a seguire.

Sembra anche che un secondo modello con il marchio di Torino possa sbarcare negli Usa, il più indiziato è il monovolume che nascerà in Serbia. Ad avvantaggiarsi della tecnologia utilizzata per il nuovo Grand Cherokee sarebbero, infine, i futuri modelli Alfa Romeo e Maserati.

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