Ma come, una piccola videoteca come «Video Brera», a Milano, sopravvive, mentre un colosso come Blockbuster fallisce... È come Davide che batte Golia. Signor Ettore Azzini, qual è il segreto?
«Nessun segreto. La verità è che per stare sul mercato la videoteca di cui sono titolare ha deciso di puntare solo su film dautore e registi emergenti. Insomma, nulla a che fare con i colossal super pubblicizzati.
«Film dautore» e «registi esordienti», come dire: roba piuttosto pallosa...
«Non direi, a giudicare dal gradimento dei miei clienti».
Certo che con i suoi «film dautore» lei il fenomeno della pirateria lo avverte meno...
«È così. Ma anche nel mio settore i danni sono stati ingenti. Cinque anni fa avevo una struttura più grande con oltre 12mila titoli. Ora ho dovuto ridimensionarmi di molto».
Mi parli un po della sua clientela. Tra loro ha assistito alla nascita di storie damore?
«Proprio damore non direi. Ma di amicizie ne sono nate tante».
Per la scelta dei film le chiedono consigli?
«La gente che viene qui ha le idee piuttosto chiare. Siamo come una grande famiglia. Ma chi fa il mio lavoro deve essere sempre disponibile e aggiornato. E - soprattutto - in condizione di procurare anche i film meno conosciuti».
Perché Blockbuster è finita in bancarotta?
«Sono i rischi di chi ha strutture ciclopiche, ma poi può trovarsi in crisi perché magari non riesce a stare al passo con tecnologie sempre più sofisticate».
Nel vostro campo i pirati della rete sono un vero flagello.
«È così.
In che senso?
«Fino a qualche tempo fa si trattava per lo più di giovanissimi. Ora invece la media di età si è alzata e praticamente dalla rete scaricano tutti, compresi i cinquantenni».
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