«Ci sentiamo colpevoli per la morte di Lamolinara»

La Nigeria si sente in parte responsabile per la morte di Franco Lamolinara, l’ostaggio italiano morto l’otto marzo scorso nel nord del Paese dopo un rapimento durato quasi dieci mesi. Il capo dello Stato, Goodluck Jonathan (nella foto), in un’intervista alla Cnn, ha detto ieri che le forze di sicurezza locali «avevano lavorato con la Gran Bretagna e altre agenzie di intelligence internazionali (senza specificare le nazionalità, ndr)» alla preparazione del blitz; «se fosse stato un successo», ha proseguito, «ci sarebbe stata gloria per tutti, ma visto che così non è stato, allora noi tutti ci prendiamo le nostre responsabilità».
«Sono il presidente della Nigeria - ha continuato Jonathan - e quindi mi assumo la mia parte di responsabilità». Jonathan ha ripetuto che il blitz fu deciso dopo aver ascoltato delle intercettazioni tra i rapitori e che si è dovuto agire senza preavviso perché c’era il timore che gli ostaggi, già trasferiti più volte in diversi covi, fossero portati fuori dalla Nigeria. Il capo dello Stato, infine, ha affermato di non sapere se ci fossero state richieste di riscatto o se le famiglie ne avessero già pagato una parte.
Ieri è arrivata anche la condanna del Parlamento europeo tanto per gli attentati terroristici compiuti dal gruppo islamico Boko Haram a gennaio a Kano, quanto per l’uccisione degli ostaggi, l’italiano Franco Lamolinara e il britannico Chris McManus. La condanna è stata espressa in una risoluzione approvata a larga maggioranza dalla plenaria a Strasburgo in cui si chiede al governo nigeriano di contrastare il terrorismo.

I due ostaggi uccisi devono essere considerati come «tutti i nigeriani morti in questi mesi», ovvero «ostaggi di una strategia che contrabbandando il nome di Dio per conseguire il proprio progetto di potere», ha denunciato il capogruppo Pdl, Mario Mauro.

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