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Cibo contaminato dai topi pronto per finire in tavola

Blitz della Guardia di finanza: scoperte 150 tonnellate di alimenti avariati messi in commercio con etichette fasulle

Dopo i cinesi, gli egiziani. Per la ristorazione etnica a Milano è tempo di controlli quasi a tappeto, e non sempre quel che si scopre andando a frugare in cucine e magazzini è tranquillizzante. Ieri la Guardia di finanza annuncia di avere messo nel mirino uno dei più attivi grossisti di alimenti egiziani sulla piazza milanese. Risultato: centocinquanta tonnellate di alimenti avariati, cibo contaminato dai topi e dai loro escrementi, nove tonnellate di tè di una nota marca contraffatta. E una stamperia tecnologicamente evoluta - scanner, computer, stampanti e tutto il resto - per produrre le etichette con cui truccare la merce scaduta, trasformandola in merce nuova e in corso di validità.
Sotto il tiro delle fiamme gialle è finito il piccolo impero di Ramadan Hassan Badawi, 59 anni, egiziano, da trent’anni in Italia, personaggio di spicco della comunità araba: era stato lui, nel 2005, a prendere posizione pubblica contro l’uccisione di un giovane connazionale da parte del datore di lavoro per una vicenda di salari non pagati. Con il marchio Heba, Badawi ha realizzato ristoranti, minimarket e una compagnia di import export di cui detiene la maggioranza assoluta delle quote (il resto è suddiviso tra suo fratello Mohamed Badawi e un altro egiziano, Mohamed Ibrahim Habib). A venire perquisiti sono stati i capannoni della Heba ad Abbiategrasso, il ristorante di via Giambellino e il minimarket di via Valparaiso, alle spalle del parco Solari, dove ha sede la holding di Badawi.
Ebbene, solo nel ristorante i finanzieri hanno trovato una situazione in regola. Nel minimarket sono stati sequestrati 25 chili di carne in condizioni di conservazione inaccettabile. Mentre nella base operativa di Abbiategrasso è stato trovato di tutto. Accanto al capannone «ufficiale» ne è stato scoperto un secondo con la stamperia di etichette fasulle e con l’imponente quantità di merce di contrabbando, scaduta, rietichettata e pronta per essere immessa in circolazione.
Per Badawi e tre collaboratori è scattata la denuncia a piede libero per contrabbando, in attesa delle analisi sulla merce scaduta. Ed è anche possibile che da questa operazione la Finanza prenda spunto per analizzare più approfonditamente le attività di Badawi. Con il marchio Heba Company risultano essere state avviate una serie cospicua di attività: due ristoranti oltre a quello di via Giambellino (uno in via Ponte Seveso e uno in via Bisceglie), una trattoria ad Abbiategrasso, i minimarket, la società di import export che ha sede a Opera presso l’abitazione di Badawi. Un quasi omonimo El-Heba Group risulta avere partecipato nell’aprile scorso a Cesena al Macfrut, la fiera dell’import ortofrutticolo.

Eppure alla banca dati della Camera di commercio di Milano la Heba Company risulta avere «iniziato solo l’attività di bar, birreria, tavola calda, ristorante e pizzeria» con un fatturato nel 2006 di poco più di un milione di euro.

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