«Il cibo diventa un nemico per un bambino su due»

A mangiar male s’impara molto presto. Rimettersi sulla buona strada costa sforzi notevoli in termini di formazione e tanti, tanti sacrifici. Morale minima di un’indagine del Centro studi e ricerca del comitato provinciale Coni di Milano (con il sostegno di Samsung Italia) sul comportamento alimentare e gli stili di vita tra gli alunni delle oltre 1.500 scuole elementari del Milanese. Le anticipazioni disponibili su un campione di 2mila studenti - i risultati nella loro interezza saranno pronti a giugno - dipingono un quadro niente affatto confortante dei «vizi» e delle non proprio esemplari abitudini dei bambini a tavola. Anzi dove capita, visto che «i pasti hanno ormai smesso di essere un momento di incontro, per trasformarsi in una delle tante incombenze che occupano le giornate dei ragazzi», come avverte Ettore Maria Rizzi, sociologo e coordinatore della ricerca.
Primo dato allarmante: appena il 55 per cento delle femmine e il 64 per cento dei maschi dichiara di fare abitualmente colazione al mattino. Tra questi, poi, la metà consuma solo «una merendina», gli altri non si separano dal tradizionale binomio latte-biscotti. Passiamo al pranzo, questo «sconosciuto» per addirittura il 22 per cento delle bimbe (6% dei maschietti). Preoccupa ancor più il numero delle bambine e dei bambini che pranza in solitudine - 91 per cento le prime, 69 per cento i secondi -. Sta in compagnia dei genitori o dei nonni soltanto il 9 per cento delle bambine e il 21 per cento dei bambini. Altra slide, altre (brutte) sorprese. Nemmeno la cena è occasione di riunirsi in famiglia, così succede ogni sera a un bambino su dieci. «Colpa della cultura dell’happy hour», giudicano gli esperti.
Il «comandamento» basilare in ogni dieta che si rispetti, cioè i cinque pasti al giorno, è un’utopia. Un bimbo su tre fa una pausa leggera nella mattinata, uno su due al pomeriggio. In particolare, la frutta è preferita appena da «una bambina ogni 100». Rizzi scuote la testa: «Altro che trionfo della dieta mediterranea, è chiaro che il sistema italiano ha fallito di fronte all’imporsi di modelli diseducativi». D’altronde meritano una seria riflessione anche gli spunti qualitativi dell’indagine. «Mangiare risulta una “perdita di tempo” per il 7 per cento delle bambine e il 7% dei maschi - riferisce il sociologo -; “un obbligo” per il 40 e “un piacere” per un bimbo su quattro e addirittura 8 femmine su 100. Non bisogna stupirsi di anoressia e bulimia precoci se si considera che, già a quest’età, tra di loro è diffusa l’idea che il cibo non aiuta a relazionarsi con i coetanei».
Per combattere simili distorsioni Coni e Samsung hanno lanciato lo scorso settembre il progetto «Get Up&Go» in 150 istituti di Milano e provincia. Obiettivi stimolare l’attività motoria, i valori dello sport quale «seconda famiglia» e della sana alimentazione, che culminerà a maggio con un Festival dello Sport suddiviso in 9 eventi tra Cesano Boscone e l’Arena Civica.

«Impegni condivisi e rilanciati dal Comune - interviene l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna -. Non a caso temi centrali nella preparazione dell’Expo 2015, su cui investiremo a partire dai banchi di scuola, dedicata appunto all’importanza della nutrizione nelle diverse aree del pianeta».

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