Roma - Onorevole Fabrizio Cicchitto, basterà anticipare la manovra?
«Auguriamoci di passare questa fase. Abbiamo deciso di giocare d’anticipo vedendo che siamo di fronte a un vero e proprio tsunami finanziario».
Il problema di fondo qual è?
«Prima o poi dovremo fare i conti con la situazione dell’euro che presenta troppe contraddizioni».
Cosa non funziona?
«La Germania per molti aspetti gioca solo per se stessa e condiziona la Bce».
La crisi può travolgere il governo?
«Il problema riguarda tutti: Usa ed Europa. Dopo il crollo del comunismo c’è una delle crisi più gravi del capitalismo. Solo la faziosità provinciale di Bersani e le perversioni di De Benedetti possono dire che la colpa di tutto è di Berlusconi e che l’unica via di uscita è la sua caduta».
Cos’è cambiato rispetto a prima?
«Si è deciso di anticipare la manovra, come aveva proposto Casini, anche se lui era più radicale chiedendo il pareggio nel 2011. E poi d’ora in avanti ci sarà una gestione collegiale della politica economica del governo da parte dei ministri competenti in funzione della crescita. Ovviamente d’intesa con le parti sociali».
E le opposizioni?
«Possono fare come stanno facendo tutte le opposizioni nel mondo occidentale, cioè confrontarsi sul merito e collaborare con il governo, oppure continuare in un irrazionale scontro frontale».
Deluso da Bersani?
«Irresponsabilità pura la sua: cosa succederebbe con questa speculazione se cadesse il governo?».
Il confronto con Casini invece prosegue?
«Sì, ha messo da parte l’antiberlusconismo e alcuni suoi temi, come quello della commissione per la crescita, vanno presi in seria considerazione».
Confronto nel metodo. Ma nel merito?
«Il primo effetto è stato l’incontro, molto positivo, con le forze sociali».
Che però ritengono recessiva la decisione di anticipare la manovra...
«Questo rischio c’è, ma si tratta dell’unica via per mettere in sicurezza i nostri titoli perché l’aumento dello spread sarebbe certamente molto più recessivo. È evidente che sono indispensabili delle manovre capaci di riequilibrare questo rischio e favorire la crescita: dalle riduzioni della pressione fiscale verso la famiglia, al lavoro, passando per le imprese e le infrastrutture».
Quanto il Pdl sta pagando il prezzo della crisi in termini di consenso?
«Stiamo lavorando al rilancio politico-culturale, sociale, organizzativo del Pdl dopo la sconfitta alle amministrative. E la prima risposta riguarda la politica del governo. Alcune sono già arrivate».
Quali?
«Il fatto che il Cipe abbia deciso alcuni miliardi di investimenti nel Sud e l’incontro con le parti sociali».
Alfano ce la farà?
«Agisce a tutto campo d’intesa con il gruppo dirigente del partito. Occorre costruire un partito culturalmente moderato-riformista, collegato con il Ppe e ricercare la riapertura del dialogo con Casini».
Un nuovo centrodestra con l’Udc?
«È una prospettiva, non un’operazione tattica immediata. Comunque decolleremo con una intensa vita democratica per cui, con modalità in via di definizione, vengono indicati i candidati alle cariche elettive-amministrative con le primarie».
Centrodestra e centrosinistra. Non ha ragione Casini a dire che il bipolarismo è finito?
«Su questo Casini sbaglia. È avvenuto qualcosa di opposto: il bipolarismo si è radicalizzato perché fin dal 1994 si è innestato in esso l’uso politico della giustizia che, nel concreto, ha per obiettivo immediato la demonizzazione di Berlusconi».
Adesso, però, sta accadendo qualcosa di nuovo: colpiscono sia a destra sia a manca.
«Per un verso i bersagli nel centrodestra sono aumentati: da Berlusconi si è passati a Scajola, Verdini, indirettamente si è cercato di colpire Letta, poi Tremonti. Ma è stato aperto un altro fronte, quello dell’ala post-comunista di quel partito».
Come lo spiega? Perché ora?
«Perché c’è un disegno volto a destrutturare la vita politica e a smontare i partiti, per dar vita a governi di tecnici e dare il potere ai tecnocrati».
Ora emerge che c’è del marcio nel Pd. C’è sempre stato?
«Sì perché, risparmiato da Mani pulite, è rimasto in piedi l’impianto politico-organizzativo e il rapporto politica-affari del vecchio Pci».
Ma perché affiora solo ora?
«Perché oggi, sebbene fino ad ora “coperto” da alcuni settori della magistratura e da alcuni giornali, è venuta meno la protezione offerta ai post comunisti, usati in chiave antiberlusconiana».
Quindi “muoia Berlusconi e tutti
«Evidentemente queste forze pensano sia possibile raggiungere l’obiettivo più ambizioso: liquidare sia Berlusconi, sia i suoi storici avversari e far decollare una nuova leadership tecnocratica».
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