
Quando lo mandano all’inferno, lui ci va con il sorriso sulle labbra e con la gioia di un bambino che trova il suo paradiso. Per Fabio Baldato, 56enne vicentino di Brendola sui Colli Berici, la Roubaix è estasi allo stato puro. E il fatto che il suo pupillo, Tadej Pogacar, abbia deciso di correrla oggi per la prima volta lo manda in sollucchero. «Se sono d’accordo con la sua scelta? Assolutamente sì – ci dice il tecnico della UAE Team Emirates XRG -. È una corsa che da corridore ho amato profondamente, come il Fiandre. Purtroppo per me sono arrivato alla “Ronde” due volte secondo e alla Roubaix una. Con Tadej mi sono preso la rivincita di vincere il Fiandre per ben due volte (oltre ad averlo accompagnato al successo del Giro e in tre edizioni su quattro del Lombardia, ndc), ma con lui tutto risulta più facile».
Difficile sarà restare in equilibrio sul pavé di una corsa che non ha vie di mezzo: o la si ama o la si odia.
«Io l’amavo, anche se una leggera predilezione ce l’avevo per il Fiandre, per via della partecipazione di popolo che non ha eguali. In ogni caso la Roubaix è corsa folle e anacronistica, ma regala emozioni uniche e antiche. Tadej la voleva correre. È un campione pazzesco:
sembra che tutto gli riesca facile, ma dietro c’è lavoro e passione. Non avete idea di quanti chilometri ha percorso sul pavé: io non facevo quegli allenamenti».
È considerata “l’ultima follia del ciclismo”, una corsa troppo pericolosa per un atleta come Tadej che punta anche ai grandi Giri.
«È esigente, ma Tadej ha capacità di guida del mezzo pazzesca, sente la bicicletta come pochi altri. Rispetto ai mezzi in acciaio che usavamo noi, si pedala molto meglio. Il carbonio assorbe benissimo le vibrazioni, anche se sul pavé pure oggi ti sembra di avere tra le mani un martello pneumatico».
Che bicicletta utilizzerà?
«La Colnago V4Rs, quella che ha usato per mondiale, Lombardia e il Fiandre, con tubeless da 32 anziché del 30, la corona del 55 e una scala pignoni 11-32».
Nessuna imbottitura al manubrio.
«Tadej non mette nulla».
L’uomo da battere?
«Su tutti Mathieu Van der Poel. Occhio però a Filippo Ganna che sta benissimo e ha preparato la corsa a regola d’arte. Con lui ci metto anche Mads Pedersen e Wout Van Aert».
Ma lei crede che Tadej possa fare subito bene all’esordio?
«Assolutamente si, perché è un fuori categoria».
Il più forte, però, alla Roubaix può perdere. «Il più forte deve essere in grado di opporsi anche alla sfortuna. Non si deve mai dare per vinto. È la Roubaix: corsa infernale, ma paradisiaca ».
Cosa le piace di Tadej?
«Il gusto della sfida, il piacere di mettersi sempre in discussione. Mi piace la sua umiltà».
Lei ha vinto 41 corse: più felice per le sue vittorie o per quelle di Tadej?
«Il primo Fiandre di Pogì è indimenticabile. Mi ha dato una gioia unica. Le direi con Tadej, non so il perché, ma è così».
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