«Ciclone Schioppa» sul debito nella sanità

Pallone (Fi): «Per ridurre il disavanzo non basta chiedere aiuto al governo»

Massimo Malpica

Il venerdì nero per Piero Marrazzo comincia con le cattive notizie apparse sul Corsera: Tommaso Padoa-Schioppa ha stoppato l’accordo tra Regione Lazio e Ragioneria generale dello Stato con cui il Tesoro si sarebbe accollato il vasto deficit sanitario della Regione. Troppo generico e inadeguato il piano di rientro proposto dalla Giunta, poco chiaro l’ammontare del buco, insufficiente la Finanziaria regionale a garantire una restituzione del debito in tempi ragionevoli. Lui, il presidente della Regione, non smette il sorriso d’ordinanza e commenta il mancato «soccorso statale» conciliante come non mai: «Il governo ci chiede un piano di rientro serio e serio sarà». Evidentemente più della bozza inviata a fine maggio e che a quanto pare non ha convinto molto il ministro dell’Economia. Che, oltre a incaricare un advisor di una verifica sui conti delle Asl, avrebbe tagliato corto sull’opportunità di accollarsi il buco sanitario del Lazio con una battuta: «Mi prendo quel debito se la Regione in cambio ci dà il tratto di costa da Anzio al Circeo».
Le parole del ministro sono piovute pesanti come pietre su un tema già al centro di polemiche feroci tra maggioranza e opposizione. Così ieri molti nel centrodestra hanno interpretato lo «stop» di Padoa-Schioppa come un punto di non ritorno nella strategia del «debito ereditato» sposata dall’amministrazione regionale. «Per ridurre in maniera strutturale il disavanzo non basta chiedere maggiori risorse allo Stato né scaricare la colpa sulle precedenti amministrazioni», chiosa il capogruppo azzurro Alfredo Pallone: «È necessario procedere alla predisposizione di piani strutturali di intervento che ridefiniscano i percorsi a più elevato rischio di inefficienza». Per Rodolfo Gigli, capogruppo Udc alla Pisana, quello di Padoa-Schioppa è un contributo per riportare «la discussione sul debito sanitario entro i binari della serietà e della concretezza». Lo stop era inevitabile in mancanza di chiarezza sull’entità del «buco» e senza un realistico piano di rientro: «L’aut aut del ministro - chiude Gigli - dovrebbe far ben riflettere questa giunta regionale che, al di là di un balletto di numeri, non ha fatto assolutamente nulla per legittimare la richiesta di aiuto al governo». Toni simili per il capogruppo di An in Regione, Antonio Cicchetti, che ricorda come la spesa sanitaria continui a crescere anche con la Giunta Marrazzo, e concludendo che l’intervento di Padoa-Schioppa ha «mandato all’aria l’intera sceneggiata» dello scarico sulla precedente amministrazione. Si dice per nulla sorpreso anche il presidente dei democristiani in Consiglio regionale, Fabio Desideri: «Il 24 ottobre scorso - commenta - denunciammo che, a 5 mesi di distanza dalla presentazione in pompa magna alla stampa del Piano di rientro, non si sapeva ancora nulla sulla sua reale applicazione». Qualche dubbio arriva anche dall’interno della maggioranza. Per il socialista Donato Robilotta il piano è «acqua fresca» e «il vero problema non è tanto il debito pregresso quanto il deficit che produciamo».
A difendere il Governatore ecco l’assessore al Bilancio Luigi Nieri, del Prc, che giura: «La nostra è la finanziaria del massimo rigore possibile: convinceremo Padoa-Schioppa».

C’è da convincere anche il suo capogruppo, Ivano Peduzzi, che con Alessio D’Amato (Ambiente e Lavoro) e il verde Peppe Mariani boccia l’idea di un «festival della fiction» lanciata da Marrazzo: «Una fuga in avanti - per D’Amato - rispetto al giudizio severo dato dal ministro sul debito regionale. Le priorità sono altre».

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