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Il cieco guida, l’invalida corre E ora l’Inps dà la caccia a duecentomila falsi invalidi

Dal rastrello per i pomodori alla tuta da ginnastica. Di buon mattino curava l’orto e poi, nel tardo pomeriggio, faceva un’oretta di jogging in compagnia del suo cane. Insomma, l’immagine bucolica-sportiva della salute.
Lei, 62 anni, di Monteforte Irpino viveva felice e all’aria aperta grazie a una fortunata contraddizione: pur essendo sana come un pesce, percepiva da anni una pensione in quanto «invalida al 100%»; e ad abundantiam c’era pure l’assegno di accompagnamento per la «gravissima invalidità» che in teoria (ma molto in teoria) non le avrebbe consentito neppure di alzarsi dal letto.
Peccato che a Monteforte Irpino il paese sia piccolo e la gente mormori, così la chiacchiera sulla disabile-sprint è giunta alle orecchie dei carabinieri. I quali - pur senza un allenamento specifico - si sono messi all’inseguimento dell’atletica signora cogliendola in flagranza di maratona nel parco. In questo caso, però, la marcialonga è finita in caserma con tanto di doccia (fredda): una denuncia per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato. Precisano gli inquirenti: «Sono in corso altri accertamenti per stabilire come alla donna siano state riconosciute le infermità che le permettevano di riscuotere il sussidio. Gli atti sono stati inviati alla Procura della Repubblica del Tribunale di Avellino».
E sicuramente ne verranno fuori delle belle, considerato che il falso invalido è un individuo che quasi mai opera da solo, ma è l’elemento terminale di una più vasta organizzazione. C’è chi si fa «aiutare» dalla famiglia e chi invece «beneficia» del supporto di vere e proprie associazioni criminali. La casistica degli intrallazzi va dal finto pass per il parcheggio riservato agli handicappati, alla pensione percepita senza diritto. Ma i professionisti dell’invalidità virtuale riescono anche nel prodigio di tenere in vita i morti: basta non denunciare all’Asl la dipartita del proprio caro, ed ecco che il parente di turno continua a incassare per conto del defunto. Il trucco? L’uomo giusto nell’ufficio giusto e una fitta rete di complicità tra medici addetti ai referti e burocrati dal timbro facile.
Del resto quello dei falsi invalidi non è un club esclusivo: per entrare basta avere faccia tosta e animo da imbroglioni. Credenziali che non facevano certo difetto a quel «cieco» di Perugia sorpreso a guidare l’auto o a quella «sorda» di Palermo che lavorava come centralinista. E che dire di quel «paralitico» romano che, scoperto dai carabinieri, ha urlato: «Miracolo, ora cammino!»? Ma il Pallone d’oro tra i fuoriclasse dei falsi invalidi tocca a quella famiglia napoletana i cui 20 componenti (tutti rigorosamente riconosciuti «inabili al lavoro») vivevano beatamente grazie al sussidio di accompagnamento.
Casi sporadici? Magari. Il fenomeno è molto più ampio di quanto si possa credere, tanto che dall’inizio del 2009 l’Inps sta tentando di snidare l’esercito dei furbi che con le loro truffe costano allo Stato un miliardo di euro all’anno. L’Inps ha individuato circa 200mila situazioni sospette che entro la fine dell’anno saranno passate ai raggi X. Nei primi otto mesi l’istituto presieduto da Antonio Mastrapasqua ha già effettuato il 68% delle verifiche, revocando su scala nazionale il 9-10% tra pensioni di invalidità e sussidi di accompagnamento. Una media - questa del 9% - che si impenna fino al 14% nel caso della Campania, seguita da Umbria (12,5%), Sardegna e Calabria (11%), Puglia (10%).
«Per quest’anno - spiegano i vertici dell’Inps - abbiamo a disposizione 16 miliardi di euro. Una cifra pari a un punto del Pil che ci impegniamo a far finire nelle tasche dei veri invalidi».


Disabili immaginari permettendo.

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