nostro inviato a Ginevra
La recessione ha colpito in pieno il settore del trasporto aereo, che questanno si avvia a perdere 5 miliardi di dollari e che nel 2009, grazie al prezzo del petrolio, perderà «solo» 2,5 miliardi. Le stime sono della Iata, l'associazione che riunisce le 230 principali compagnie del mondo. Nel 2008 si è assistito anche a un drastico calo dei ricavi, scesi da 536 a 501 miliardi, e a una contrazione del 3% dei passeggeri trasportati, ancora superiore nel segmento business, quello che paga di più. «Un calo di queste proporzioni non si vedeva da cinquant'anni osserva Giovanni Bisignani, direttore generale della Iata -. E mentre le crisi precedenti furono conseguenze di altrettanti choc (l'11 settembre, la Sars), ora per la prima volta siamo coinvolti in una drammatica crisi mondiale che non sappiamo quando finirà».
Le previsioni della Iata indicano una possibile ripresa già nel 2010, ma Bisignani è esplicitamente pessimista. Spiega: «Le merci sono un indicatore che non sbaglia mai. Gli aerei trasportano il 35% delle merci mondiali in valore, e il settore cargo sta subendo cali che arrivano al 9%: mai visto nulla di simile in tutta la storia dell'aviazione. È il vero segnale della gelata. Solo quando si cominceranno a vedere qui dei segni di progresso si potranno fare delle previsioni. Nemmeno il petrolio oggi è un indicatore attendibile: perché se da un lato il prezzo calante avvantaggia il settore, dall'altro è la conseguenza di una profonda riduzione della domanda da parte dell'economia produttiva». Le perdite del 2008 sono in gran parte localizzate negli Stati Uniti, che hanno bruciato 3,9 miliardi di dollari. In Europa, in proporzione, è stato un successo: solo 100 milioni. Ma la situazione è destinata a invertirsi l'anno prossimo, quando il Vecchio continente andrà in rosso per un miliardo, contro i 300 milioni di profitti previsti negli Usa. Perché questo andamento così contrastante? La spiegazione sta nelle dinamiche finanziarie legate alle oscillazioni del prezzo del petrolio. Le compagnie americane, economicamente più deboli, quest'anno non hanno potuto proteggersi dal rischio di rincari con contratti di assicurazione (hedging), molto costosi, e hanno subito in pieno l'impennata del greggio. Al contrario, molte compagnie europee (e mondiali) nel momento in cui i «guru» prevedevano il barile a 200 dollari, hanno bloccato il prezzo per otto-nove mesi a 120-130: tale scommessa (persa) sarà scontata nel prossimo esercizio, quando invece le compagnie statunitensi potranno beneficiare di un prezzo che la Iata stima a 60 dollari.
Paradossalmente, però, più dello stato di salute delle compagnie, a preoccupare la Iata è quello delle banche. «La Iata è il piu grosso cliente al mondo del sistema bancario svela Bisignani con un giro di 360 miliardi di dollari all'anno. Nel momento in cui Citibank è stata travolta dalla crisi, noi avevamo depositi cash per 8 miliardi di dollari. Pensi che rischio». E com'è andata? «Molta trepidazione ma nessun danno. Se ci fermiamo noi, si ferma tutto il trasporto aereo mondiale». La Iata infatti funziona da «biglietteria» per i propri associati: incassa i proventi delle vendite effettuate nelle agenzie di viaggio, per poi redistribuire il denaro alle compagnie. E di Cai-Alitalia che cosa dice il direttore generale della Iata (fresco di proroga fino al 2011)? «È il momento peggiore per avviare nuove iniziative. Ci vuole una gran dose di coraggio». Ma lei crede nell'operazione? «Ci crederò quando la nuova compagnia avrà ottenuto il certificato di operatore aereo, e quando effettuerà il deposito di garanzia presso di noi». E con questo conferma che la Nuova Alitalia continuerà a utilizzare il codice Az, nonostante le azioni di discontinuità richieste dall'Unione europea. «Ci vorrebbe all'incirca un anno per avviare un nuovo codice.
Frattanto continuano ad arrivare le lettere di cassa integrazione a zero ore ai lavoratori di Alitalia. E, nel giro di pochi giorni, dovrebbero arrivare anche quelle di assunzione da parte di Cai.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.