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Il cielo di Roma è biancoceleste: un aereo laziale sfotte per gli «zero tituli»

All'ora di pranzo un aeroplano «laziale» in volo sul litorale romano con uno striscione di sfottò: «Non è successo. Oh noooo! AS Roma zero tituli». È la dura legge del tifo contro: chi perde rimane vulnerabile. Anche in vacanza, e anche due mesi dopo la fine del campionato

UNA DOMENICA LAZIALE. Se ne stavano in panciolle ar mare. Leggevano il Trigorriere dello Sport - come è ironicamente chiamato il quotidiano sportivo della Capitale -, e già fantasticavano sulle prodezze di Adriano. Non quelle con la porchetta e il vino de li Castelli, ma quelle nell'area di rigore. Paniere da picnic, crema protettiva, due battute sur capitano che je l' ha cantate alla Lega e su sti vampiri de Unicredit che pretendono pure er sangue dai Sensi. I tifosi romanisti sereni in spiaggia, senza ansie da scudetto, senza nuvole all'orizzonte. Solo loro, le fettone di anguria, la canicola di luglio. Mourinho maledetto se ne sta a Madrid, se semo libberati da sto portoghese; Milito sta a piagnè perché l'Argentina è uscita dai Mondiali; pure Cissè, quello che li ha cacciati dall'Europa League col Panathinaikos, mica se la passa tanto bene, con la figuraccia che ha fatto la Francia in Sudafrica. Insomma, per il tifoso giallorosso era una bella domenica serena e pacifica, di quelle come solo la pausa estiva può regalare. Poi, d'improvviso, l'incubo si manifesta all'ora di pranzo. Né squali, né polpi Paul a portarsi via i pischelli che giocano a fare Vucinic sul bagnasciuga. No. Il terrore viene dal cielo. E ha la forma inequivocabile di un vile striscione che sbandiera garrulo in coda a un aeroplanino. Ha il suono inequivocabile dello sfottò laziale. Ha il sapore inequivocabile della presa per il culo inaspettata.
DURO TIFO, SED TIFO. A parte i bocconi andati di traverso, a parte le imprecazioni che hanno fatto tremare pure il Cupolone e a parte gli infiniti «li mortacci loro» che sono volati come palloni colorati da Santa Severa a Ladispoli fino a Santa Marinella, tutti i nasi si sono volti al cielo (curiosamente, ennesimo sfrontato affronto, biancoceleste). Nasi e occhi all'insù per leggere: «Non è successo. Oh nooooo! AS Roma zero tituli». E qui occorre spiegare la genesi di questo messaggio celeste (o forse, repetita iuvant, biancoceleste). Pare che alcuni amici, di comprovata fede laziale, abbiano noleggiato un aeroplanino da turismo per togliersi appunto questa soddisfazione, rovinando una spettacolosa domenica di vacanza a una massa indefinita di tifosi «cugini». Il tutto a campionato chiuso e strachiuso e a Coppa Italia persa e strapersa. Senza contare che - a ben vedere - il campionato della Lazio è stato tutt'altro che fantastico. D'altronde chi l'ha detto che contano solo i punti fatti? E chi lo dice che gli sfottò hanno la data di scadenza come gli yogurt? Valgono sempre, almeno fino a prova, sconfitta o vittoria contraria. Solo che dopo un po' il tifoso si dimentica di essere sempre esposto alle prese per i fondelli. Abbassa la guardia, se ne va al mare e si spaparanza ignaro con bombolone e Settimana Enigmistica. Salvo poi venire colpito a tradimento, con attacco aria-terra, dalle pattuglie nemiche.

Perché è inutile, sarà pur vero che vivere delle disgrazie altrui è triste, ma è molto più divertente che vivere nelle proprie.

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