Cile, entro martedì parte l’evacuazione dei 33 minatori

Conto alla rovescia per il salvataggio dei 33 minatori intrappolati dal 5 agosto nella miniera di San Josè, in Cile.
La perforatrice T-130, anima del Piano B di salvataggio, ha quasi terminato di scavare il cunicolo con un diametro sufficiente per trarre in salvo i minatori: nelle ultime ore ha infatti raggiunto i 556 metri di profondità e ha solo 75 metri ancora da scavare per arrivare ai «sepolti vivi». Una volta completata, gli ingegneri dovranno ancora valutare se la galleria è sufficientemente sicura o se sarà necessario un rivestimento in metallo su tutta la sua estensione o magari solo su alcuni tratti. A seconda dell’una o dell’altra opzione, le operazioni di soccorso dureranno dunque ancora da tre o otto giorni, ma sabato al più tardi dovrebbe cominciare il salvataggio vero e proprio.
I familiari ormai contano le ore e il governo ha già «testato» anche il piano generale di salvataggio: e stato simulato «con successo» il trasferimento in elicottero dei minatori, man mano che saranno issati dal pozzo n ella capsula «Fenix», fino all’ospedale più vicino in cui saranno ricoverati per la prima assistenza. Inizierà dunque martedì l’evacuazione dei minatori cileni dal pozzo nel deserto di Atacama.
Lo ha annunciato il ministro della Sanità, Jaime Manalich, confermando che la trivella potrebbe aprire il varco sotterraneo già nelle prossime ore. «Così come ho già fatto con i familiari dei minatori - ha detto il ministro per le miniere Laurance Goborne rivolgendosi ai cronisti - vi chiedo tranquillità. Forse avremo un momento di allegria nel momento in cui i lavori saranno conclusi, ma niente sarà finito fino a che l’ultimo dei 33 uomini non sarà uscito dal pozzo».
Gli annunci del governo hanno spinto familiari e amici dei minatori a recarsi alla base del pozzo, passando una notte con le candele accese a nutrire la speranza che le operazioni di recupero si consumino in tempi rapidi. Tutto all’accampamento fa capire che la vicenda ormai è in dirittura d’arrivo.

Tra i familiari c’è tanta «esperanza», speranza, ma anche tensione: se tutto andrà bene, senza cioè intoppi inattesi nella costruzione del pozzo, il momento in cui i 33 potranno riabbracciare i propri cari non è dunque molto lontano.

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