da Milano
Dopo tanto tuonare contro il surriscaldamento dei prezzi, ieri Jean-Claude Trichet ha preferito restare in silenzio. Il dato di marzo sullinflazione di Eurolandia, del resto, parla da solo: un 3,6% indigesto quanto la corsa senza freni delleuro, ormai a un soffio da 1,60 dollari, e del barile di petrolio che supera 115 dollari e continua a rappresentare la principale minaccia inflazionistica.
Dal punto di vista della Bce, landamento fuori controllo del carovita costituisce la prova dellinesistenza di margini per allentare la politica monetaria, come da più parti richiesto negli ultimi mesi, soprattutto a fronte dei ripetuti tagli dei tassi (oltre tre punti percentuali dallo scoppio della crisi finanziaria) decisi dalla Federal Reserve. Sotto accusa, è finito anche il mandato a senso unico dellEurotower, il cui solo obiettivo è legato alla stabilità dei prezzi. «Credo che per la banca centrale europea - è lidea lanciata ieri dal presidente del Consiglio in pectore, Silvio Berlusconi - oltre che i poteri di controllo dellinflazione, serva un ampliamento delle funzioni. Da determinare con decisione corale». Insomma, un istituto di Francoforte più vicino al modello Fed e un po meno a immagine e somiglianza della tedesca Bundesbank, cui spetterebbe anche il compito di promuovere la crescita, soprattutto in momenti di rallentamento del ciclo economico come quello attuale.
La Bce, tuttavia, ha sempre ribadito che attraverso la stabilità dei prezzi si creano le condizioni per lo sviluppo economico e per la salvaguardia delloccupazione. Il problema, semmai, è dato ora dallingovernabilità dei prezzi. Il «verdetto» di marzo (che vede lItalia - purtroppo - perfettamente in linea con la media europea) è impietoso non solo perché smentisce la stima flash di Eurostat e il consensus degli analisti (3,5%) ed è nettamente superiore al dato di febbraio (3,3%): da sette mesi, il carovita è attestato ben al di sopra della linea di tolleranza, fissata al 2% dalla Bce; lo strappo del mese scorso, inoltre, è il peggior risultato dalla nascita delleuro; ma quel che è peggio, è che in un anno linflazione è quasi raddoppiata.
Ovvia dunque la preoccupazione della Bce, altrettanto legittima quella della Commissione Ue. «Non siamo per niente contenti - ha riferito Amelia Torres, portavoce del commissario, Joaquin Almunia - . È molto importante che questo aumento dei prezzi non si ripercuota su altri fattori e che gli aumenti salariali ne tengano conto per evitare una spirale inflazionistica che sarebbe il peggior risultato possibile». Bruxelles fa così sue le parole di Trichet, che di recente aveva paventato scenari da anni 70 in caso fossero stati riproposto i meccanismi della scala mobile.
Con i consumi interni sostanzialmente piatti, quella di Eurolandia è in gran parte uninflazione importata attraverso i rincari delle materie prime, petrolio su tutte. Ieri a New York, il greggio ha raggiunto un picco di seduta a 115,06 dollari (ennesimo record storico) a causa del calo delle scorte Usa (meno 2,3 milioni di barili), ma è la tendenza di fondo a essere rialzista. La Bce potrebbe provare a stemperare i prezzi alzando i tassi, da mesi fermi al 4%. Ma non può farlo, finché la crescita economica viaggia col freno tirato.
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