La Cina come l'URSS: dissidente in manicomio

Xu Lindong rinchiuso per sei anni e sottoposto a elettrochoc per aver presentato una petizione a favore di un vicino paraplegico

Il caso di un uomo detenuto illegalmente in un manicomio per sei anni sta scuotendo l'opinione pubblica cinese dopo le rivelazioni della stampa locale. Non solo i giornali indipendenti di Hong Kong ma anche alcuni autorevoli giornali della Repubblica Popolare Cinese, come il «Quotidiano della Gioventù di Pechino», hanno dedicato ampio spazio alla vicenda di Xu Lindong, 50 anni, internato dalle autorità della sua città natale, Daliu, nella provincia dello Henan, per impedirgli di presentare una petizione al governo centrale con la quale intendeva denunciare i maltrattamenti subiti da un suo vicino paraplegico. Le petizioni sono un'istituzione cinese che permette ai cittadini di denunciare al governo centrale le ingiustizie subite dalle autorità locali. Spesso queste ultime vengono messe sotto pressione dal centro per limitare il numero delle petizioni, che devono essere presentate ad un apposito ufficio di Pechino. Xu è stato chiuso in manicomio nel 2003 ma solo quattro anni dopo la sua famiglia ne è stata informata. L'uomo ha affermato di essere stato sottoposto ad elettroshock e di essere stato spesso legato al suo letto. Dopo averne ottenuto la liberazione grazie alle denunce della stampa il suo avvocato, Chang Boyang, ha dichiarato che intende perseguire il caso e ottenere la punizione dei colpevoli. «Non lascerò che la storia muoia - ha aggiunto lo stesso Xu - la porterò in tribunale e chiederò giustizia».
Secondo Phelim Kine del gruppo Human Rights Watch (Hrw) non si tratta di un caso isolato.

«Sembra che (in Cina) si stiano moltiplicando i casi di istituzioni psichiatriche per detenere illegalmente e mettere a tacere dissidenti o semplicemente cittadini che hanno avuto dei problemi con le autorità locali», ha affermato.

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