La Cina mette la freccia: Giappone dietro

La Cina nel secondo trimestre di quest’anno ha superato il Giappone per entità del Prodotto nazionale piazzandosi al secondo posto mondiale, dopo gli Usa, da cui però ha un enorme distacco. Al cambio in dollari, il Pil cinese del secondo trimestre è, infatti, 1.339 miliardi e quello giapponese 1.288, il 4% in meno. Nel 2010 la Cina avrà un Pil di 5.500 miliardi di dollari e il Giappone di 5.200. Il sorpasso c’è ma solo in volume di Pil, non pro capite. Infatti il Giappone ha 128 milioni di abitanti e la Cina un miliardo e 330 milioni; la Cina nel 2010 ha un Pil di 4.130 dollari, il Giappone 40.600, quasi 10 volte. Gli Stati Uniti hanno un Pil di circa 15mila miliardi di dollari e 305 milioni di abitanti. In valore assoluto il Pil degli Usa è 2,7 volte quello cinese, pro capite quasi 12 volte essendo di 49.200 dollari.
Quando non si ragiona di tenori di vita, ma di aree di mercato e di potenza economica però contano i volumi di prodotto lordo totali. C’è da aggiungere che i confronti in dollari al tasso di cambio ufficiale sono ingannevoli, perché quello dello yen giapponese con il dollaro Usa corrisponde al potere di acquisto delle monete, mentre quello dello yuan cinese col dollaro è sottovalutato di un 40-50%. Il secondo posto cinese nell’economia mondiale, dunque, è accertato. La Germania è al terzo posto, la Francia al quarto mentre al quinto posto ci sono Regno Unito, poi Italia e Brasile, con una graduatoria che varia in relazione al cambio fra euro e dollaro ed euro e real brasiliano.
Ovviamente gli Stati dell’euro zona, dal punto di vista economico sono un unico blocco, con una popolazione pari a quella degli Usa e un prodotto lordo globale simile. Ma i vertici economici e politici mondiali vengono attualmente effettuati considerando gli Stati singoli e non le unioni economiche o monetarie. E così ci si può domandare se il G8, composto da Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Russia non sia destinato a diventare G9, con la inclusione della Cina. È vero che i membri del G8 non sono stati tutti scelti in base al loro Pil globale. Infatti con questo criterio non ne farebbe parte il Canada che, in dollari Usa, ha un Pil sui 1.350 miliardi di dollari mentre la Spagna, che non fa parte del G8 ne ha oltre 1.400 e l’Italia oltre 2.200. E la Russia, che fa parte del G8, ha un Pil che, al cambio ufficiale del rublo (che però è ampiamente sottovalutato), non supera i 1.500 miliardi di dollari. Il Canada è nel G8 perché è fra gli Stati industriali che hanno vinto la Seconda guerra mondiale. Ma Giappone, Germania e Italia sono state ammesse ai "grandi" in relazione alla loro potenza economica oltreché al fatto di far parte dell’alleanza atlantica. La Russia ne è esclusa, ma essendo una potenza economica, data la sua enorme dotazione di risorse naturali, il suo sviluppo tecnologico in certi settori e la bomba atomica, fa parte del G8, che si affianca al G7.
La Cina, non ha lo stesso grado di sviluppo tecnologico, ma ha un Pil che è oltre tre volte quello della Russia ed è anche essa una potenza atomica nucleare. Inoltre è lo Stato del mondo con il maggior attivo di bilancia dei pagamenti e immense riserve valutarie. È però l’unica nazione importante del mondo con regime comunista che coesiste accanto alle imprese di mercato. Si tratta di una situazione anomala che pone al vertice politico di Pechino complicati problemi che esso è sino ad ora riuscito a risolvere con singolare perizia, giocando sui due tavoli, delle regole di mercato e del sistema collettivista. Può darsi pertanto che Pechino non chieda di far parte del vertice economico mondiale, perché ciò potrebbe costringerla a mettere troppe carte in tavola.
Il sorpasso cinese è un fatto che fa piacere ai cinesi che ci faranno sopra molto chiasso, ma che pone loro dei problemi crescenti. Per noi il giudizio è analogo.

È nel complesso una buona notizia perché indica che l’economia mondiale è in crescita. Ma è anche una sfida per noi, perché i cinesi non sono sempre competitori leali e l’economia mondiale se ci dà più mercati potenziali ci dà anche più concorrenza.

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